Rubrica Slow Food: Vòria, l’olio Slow di Podere Malvarosa
«Promuovere il diritto al piacere, difendere la centralità del cibo e il suo giusto valore»: questa la mission di Slow Food. È sulla base di tale obbiettivo che la condotta locale Slow Food Magna Grecia Metapontum inaugura una rubrica settimanale, un viaggio tra il cibo, la tradizione e la cultura lucana, seguendo il filo rosso della nostra storia.
Nel sesto numero: Vòria, l'olio Slow di Podere Malvarosa.
LA STORIA
Siamo a Melfi, estremo nord della Basilicata, ai piedi del monte Vulture, da una parte la provincia di Foggia, dall’altra la Campania, dove l’Ofanto ne traccia il confine. È in questo paese di 17 mila abitanti, noto ai più per la presenza dello stabilimento Fiat, che Raffaella Irenze, classe ’85, ritorna nel 2012 per ripartire dalla terra. Un’emigrazione al contrario la sua: la ristrutturazione del podere dei nonni, l’acquisto dei terreni, la conduzione dei fondi seguendo una logica innovativa rispetto alle tradizionali pratiche agricole lucane, i ricordi trasformati in opportunità, l’amore e la passione come collante di tutto. Da qui la nascita di Podere Malvarosa, sette ettari con certificazione biologica, una conduzione che segue i principi dell’agricoltura organica, l’equilibrio, l’interazione continua tra esseri viventi, risorse naturali e ambiente circostante. Non è solo la memoria di una passata civiltà contadina a segnare i passi di questa giovane donna: accanto ai ricordi d’infanzia è forte la consapevolezza di quanto l’agricoltura di oggi abbia urgenza di un salto generazionale; la primaria necessità che vede avvicendarsi la produzione di un frutto sano allo studio della terra che si lavora; la conoscenza alla cultura. Ecco che oltre al recupero di semi di varietà tradizionali, a salvaguardia della quanto mai preziosa biodiversità, l’imprenditrice è impegnata nell’attività didattica, iniziata ancora prima di avviare l’azienda, con la realizzazione di orti nei giardini delle scuole, oggi presenti e operativi nel Podere Malvarosa, che ospita, tra l’altro, un piccolo appezzamento di piante officinali, di cui la Irenze è esperta, visti gli studi in Tecniche Erboristiche.
La storia di Podere Malvarosa, passa, dunque, per tutti quei tornanti che l’agricoltura del futuro dovrebbe ricominciare a considerare come pilastri, anziché strade da evitare con cura: l’imprenditoria femminile; l’innovazione che aspiri a qualcosa di più di un’etichetta bio; il coinvolgimento delle nuove generazioni; lo studio della terra a cui è necessario approcciarsi con rinnovato rispetto.
VÓRIA: L’OLIO SLOW DI PODERE MALVAROSA
Quella di Raffaella Irenze è, dunque, qualcosa di più di una “scommessa vinta”; il suo ritorno più di un azzardo che ha portato i propri frutti. Lo testimoniano i tanti riconoscimenti a Vòria, miglior olio Slow Food Basilicata nella classifica del 2018, una mix vincente tra Ogliarola del Vulture, Peranzana e Coratina. Novecento piante di proprietà per un olio extravergine di qualità superiore dal fruttato di oliva verde decisamente erbaceo, i cui sentori freschi che ricordano l’erba sfalciata, il pomodoro acerbo e la mandorla verde si sono guadagnati le due foglie Gambero Rosso, nella guida degli oli italiani e il tanto ambito riconoscimento Olivarum nella quindicesima edizione del premio, con la menzione per la migliore etichetta. Nulla può essere lasciato al caso, questo sembra essere l’ultimo insegnamento di questa storia imprenditoriale: «Progetti di terra e vita dal Vulture» recita la mission «pura biodiversità, respiro rurale» che ci auguriamo contagi ogni cosa.
Simona Pellegrini