Petrone(Sel): in piazza con lavoratori, precari e studenti
Il 17 Novembre saremo in piazza per difendere la scuola, l’università e la ricerca pubblica dagli attacchi di una destra che pratica la privatizzazione dello stato e attacca i fondamenti della cultura, nel nome di una falsa modernità e di una vana retorica della meritocrazia”. Lo afferma, in un comunicato stampa, Carlo petrone, segretario regionale della Sel.“La crisi economica è servita come alibi per smantellare il sistema formativo pubblico. I tagli del governo Berlusconi stanno relegando il nostro paese ai livelli più bassi della competizione internazionale. Invece di puntare sulla qualità e l’innovazione si compete riducendo i salari, comprimendo i diritti dei lavoratori ed aumentando, a dismisura, la precarizzazione dei rapporti di lavoro. Se non mettiamo al centro del dibattito politico la “società della conoscenza” non è possibile immaginare un’uscita dalla crisi economica e un’alternativa al declino dell’Italia. Bisogna cominciare da una “buona” scuola, adeguando i percorsi formativi all’innovazione tecnologica ed alle mutate esigenze culturali. Una formazione di qualità richiede di recuperare gli otto miliardi tagliati dalla Gelmini e, in prospettiva, di aumentare gli investimenti per raggiungere la media europea. Ma una scuola di qualità non può esistere senza docenti all’altezza del compito; per questo è cruciale la lotta alla precarietà degli insegnanti che impedisce di stabilire efficaci relazioni educative. Per l’università non c’è bisogno di riforme epocali, ma è urgente correggere le distorsioni esistenti per imboccare la strada della vera autonomia responsabile. Occorrono investimenti adeguati e mirati a fare svolgere all’Università un ruolo propulsivo, in grado di assicurare la mobilità sociale, il ricambio generazionale e lo sviluppo del paese. Università ed Enti di ricerca sono le istituzioni pubbliche primarie per produrre nuova conoscenza ed è necessario garantirne l’autonomia e la libertà di pensiero perché possano esser fonte di innovazione e di sviluppo culturale e sociale per il Paese. Per rilanciare la ricerca in Italia c’è bisogno di investimenti significativi e, allo stesso tempo, dell’immissione in ruolo di nuove energie, di giovani ricercatori, troppo spesso precari, che portino nuova linfa ad un sistema che ha visto un invecchiamento che non ha eguali in Europa”.
Fonte - Basilicatanet .it