LUCANI: ISTRUZIONI PER L’USO. Viaggio nei volti e nei luoghi della Basilicata.

FOTO HOME  LIBRO LUCANIAngela Langone è una scrittrice brianzola dal sangue lucano, picernese per la precisione che ha scritto “Lucani, guida ai migliori difetti e alle peggiori virtù” (Edizioni Sonda),

un vademecum, un manuale, una raccolta di preziosissime informazioni per capire chi sono, da dove arrivano, dove sono andati e dove arriveranno i lucani. Essere lucani è un marchio di fabbrica, la Lucania sta “nel cuore del Mezzogiorno come la Svizzera in Europa: bella, pulita e onesta”. Un arazzo vivacissimo e ricchissimo, semi sconosciuto nel resto d’Italia anche se come diceva Calvino “la leggerezza è il contrario della superficialità”.


Ci racconti di lei.

Sono nata in Lombardia da genitori lucani. La mia famiglia ha sempre tenuto vivo il legame con la terra d’origine, tanto che tutti gli anni andavamo in vacanza al paese dei miei nonni, Picerno. I miei più bei ricordi d'infanzia e d'adolescenza sono lucani. I libri sono la mia passione da sempre, leggo da quando avevo quattro anni. Ho studiato lingue e letterature straniere a Milano e durante l'università ho vissuto in Germania. Dopo la laurea ho lavorato in diversi campi, dai succhi di frutta alle cravatte, dalle antenne ai ventilatori, per approdare finalmente all’editoria, che è, potrei dire, il settore “dei miei sogni”. Se si escludono alcuni racconti, Lucani è la mia prima pubblicazione, e non potrei essere più contenta, perché in questo libro c'è davvero tanto di me: la mia terra d’origine, l’autoironia, l’amore per la scrittura e quello per le persone, con le loro fragilità, i loro pregi e i loro limiti. Insomma, con la loro umanità.


Cosa l’ha spinta a scrivere questo libro?

Ero in libreria e ho trovato il catalogo delle edizioni Sonda che aveva pubblicato guide su quasi tutte le regioni d'Italia, ma non sulla Basilicata. Ho scritto all'editore per amor proprio.


Come mai non c’è il suo nome in copertina?

Questo libro fa parte di una collana, “Luoghi Non Comuni”, che raccoglie quasi tutte le regioni d'Italia, molte città e province. Tutti i titoli della collana prevedono che il nome dell'autore non sia in copertina, ma sulla costa del libro e naturalmente nelle pagine interne. Per me va bene così.


Ci racconti del suo libro.

Il libro si chiama “Lucani. Guida ai migliori difetti e alle peggiori virtù”, quindi già dal titolo si percepisce che si tratta di una lettura divertente e autoironica, anche se completa. Il primo capitolo, “Lucani di Basilicata”, rappresenta un'introduzione alla regione e al lucano, che è ospitale, modesto, nei limiti del possibile sincero e tiene alla salute più che a qualunque altra cosa. Il capitolo successivo, “A caccia di bellezze e segreti”, è quello più propriamente turistico, in quanto descrive le città principali, le bellezze naturalistiche e architettoniche, i monumenti storici, le chiese, i castelli e così via. Dedico un capitolo alla storia, leggendola anche sotto il profilo interessante delle ribellioni lucane, poi con “Tutta colpa della gente” pongo l'attenzione sui rapporti sociali, su come si vive la vita in paese e quanto sia importante riscuotere l'approvazione del vicinato. C'è tutto un capitolo dedicato alla donna e uno sulla cucina regionale (con ricette per una tipica cena lucana); “'A fatiga” è il capitolo dedicato ai lavori lucani più comuni, dal contadino all'artigiano, e a quelli inusuali, come lo scienziato. Continuo con un compendio di dialetto e proverbi e infine i grandi personaggi lucani.


Quanto tempo ha richiesto la sua stesura?

La stesura ha richiesto circa un anno, anche se dalla prima proposta alla sua pubblicazione ne sono passati sette!


Qual è la parte che preferisce?

Le donne e il lavoro.


Il suo primo ricordo lucano?

Il compleanno di mia sorella Alessandra in campagna. Una torta con due sole candeline sovrastava il tavolo su una terrazza che dava sui campi soleggiati dei miei nonni. Io, che avevo tre anni, e mia sorella non ci staccavamo dalla nostra bella e giovane zia Rosetta, poco più che adolescente, che era costretta a tenerci in braccio entrambe.


Ha scoperto qualcosa dell’essere lucana?

Ho scoperto l'autoironia.


Qual è l’aneddoto sulla Basilicata che l’ha incuriosita di più?

Tutti gli aneddoti relativi alle costruzioni di chiese e palazzi fatti in parsimonia, evitando gli sprechi, come l’Abbazia della Trinità di Venosa, costruita con i materiali di recupero delle case patrizie romane. Purtroppo l’opera non fu mai ultimata per mancanza di fondi, e oggi l’abbazia è conosciuta da tutti come l’”Incompiuta”.


Identikit del perfetto lucano.

Modesto, onesto, ospitale. Ma anche ribelle. Il perfetto lucano ha il poster dei briganti in casa!


In che cosa si sente lucana?

In molte cose. Per esempio, nell’amore per la mia terra e per la natura. E quando c’è una gara, faccio sempre il tifo per la Basilicata. A Sanremo tenevo per Arisa!


Lucani, popolo di contadini, poeti e briganti: qual è il suo personaggio preferito?

Mi piacciono quasi tutti, e nel libro ho voluto sottolineare i caratteri che hanno in comune con il lucano medio: l’idealismo, l’amore per la poesia, la semplicità. Come Orazio, grande poeta latino di Venosa, che insegna ad apprezzare le cose semplici che ci vengono offerte ogni giorno (“Carpe diem!”) senza angosciarci troppo per il futuro. Egidio Romualdo Duni, il compositore del Settecento nato a Matera, fu così un brav’uomo che i francesi a Parigi lo chiamavano “papà Dunì”. Mi piace Nitti, importante figura politica del secolo scorso, per l’ostinazione con cui perseguiva i suoi princìpi, anche mettendosi contro i più forti (naturalmente fu esiliato dai fascisti e deportato dai nazisti). E poi mi piacciono le due donne lucane che cito nel mio libro: Isabella Morra, la prima poetessa lucana, e Anne Bancroft, attrice americana originaria di Muro Lucano, molto bella, ma soprattutto molto brava (vinse l’Oscar e la Palma d’oro).


Cosa rende unica la Basilicata?

La sua varietà. La Basilicata è una Mini-Italia. Raccolti in pochi chilometri quadrati, trovi tutta la bellezza del paesaggio italiano: le colline appenniniche, i borghi medievali, i parchi archeologici, la costa tirrenica rocciosa e impervia, il litorale ionico con le sue spiagge ampie e sabbiose, circondate da pinete. E poi c’è Matera, la Città dei Sassi, uno dei posti più affascinanti che abbia mai visto.


Cosa rappresenta per lei il dialetto lucano?

Non lo parlo, ma lo capisco e mi piace, per il suo accento che sfuma dolcemente da ovest a est, tra la Campania e la Puglia. È la lingua dei miei affetti.


Se le dico Montescaglioso, cosa le viene in mente?

A pagina venti del mio libro, tra i nomi geografici lucani più fantasiosi, nomino Montescaglioso, comune dal nome ardito che sembra annunciare la fatica. A voi suonerà normale, ma pensateci: chi si è inventato un “Monte con le Scaglie”? A parte gli scherzi, so che Montescaglioso dista solo 15 chilometri da Matera e quindi lo terrò presente per una visita la prossima volta che mi capiterà di passare dal capoluogo. Inoltre Carlo Salinari, di cui parlo anche nel mio libro, era proprio di Montescaglioso.


Qual è la maggiore soddisfazione per una scrittrice?

L’apprezzamento dei lettori. Scrivere qualcosa che non abbia valore solo per te, ma per molti. Aver scritto un libro che, come mi ha detto qualcuno, “lascia qualcosa”.


Cosa consiglia a chi vuole seguire le sue orme?

Leggere molto, informarsi, comprendere. Trovare quello che serve – il tempo, il coraggio o la perseveranza – per inseguire il proprio sogno. E infine difendere il proprio progetto, ma senza cercare d’imporre le proprie regole.


C’è qualcosa che vorrebbe dire ai lucani?

Di non nascondersi. Di essere orgogliosi della propria identità.


Come vorrebbe fosse letto il suo libro?

Per quanto il tono della guida sia scanzonato e leggero, Lucani è un libro da un certo punto di vista “serio”. Per scriverlo mi sono documentata, ho letto saggi, riviste; ho consultato i siti dell’Apt Basilicata e Wikipedia. Vorrei che fosse letto con la consapevolezza che alle spalle c’è sia studio e ricerca, che rispetto e amore per i lucani.


C’è una domanda che vorrebbe le facessero?

Boh. Direi che va bene così.


Progetti futuri?

Molti progetti e un sacco d’idee. È come se aver portato a termine la guida Lucani avesse rotto la diga della mia creatività.


Si sbilanci: che ne pensa della questione petrolio in Basilicata?

Mi è stato insegnato che il giusto sta nel mezzo. Non possiamo ignorare una risorsa così importante che ci viene offerta dalla nostra terra, che può essere leva per lo sviluppo economico della regione. Non possiamo, però, neanche sfruttare indiscriminatamente il territorio senza attenzione per l’ambiente. Bisogna adottare metodi sicuri, a basso impatto ambientale e investire in ricerca per inquinare il meno possibile e passare gradualmente alle energie rinnovabili (non solo in Basilicata, naturalmente, ma in tutta Italia). Questo per quanto riguarda il petrolio. La penso diversamente sul nucleare. Chernobyl e Giappone hanno insegnato purtroppo che l’energia nucleare è troppo “sporca” (per via delle scorie) e pericolosa e sono contenta che con l’ultimo referendum l’Italia si sia dichiarata contraria.


Se dovesse pubblicizzare la Basilicata con tre aggettivi, cosa direbbe?

Accogliente, naturale, intensa.


Il suo motto è …

Credi in quello che fai.


Ilenia Litturi

Buenos Aires

 

 

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