''La colpa di Ottavia'' nel libro di F.Amendolara e E.Ferrara

 LIBRO LA COLPA DI OTTAVIAChe fine ha fatto Ottavia De Luise, la bambina scomparsa nel 1975?Il “viggianese” poteva essere l'unico sospettato? Sono state seguite davvero tutte le piste?O forse le indagini sono state approssimate perchè Ottavia era “una poco di buono” e quindi indegna di sforzi investigativi?

 A queste domande rispondono i giornalisti Fabio Amendolara ed Emanuela Ferrara nel loro libro “La colpa di Ottavia”, controinchiesta sulla misteriosa scomparsa della bambina di Montemurro.
Anna Maria Palermo – Referente regionale Libera Basilicata

La tragica storia di Ottavia, scomparsa nel nulla a Montemurro nel 1975, potrebbe sembrare lontana: sono passati troppi anni e il suo mondo, paese dell’entroterra lucano, arretrato, isolato, fissato per sempre nel tempo, ci appare distante, sbiadito come la vecchia foto che la ritrae, unica traccia rimasta di quella vita spezzata.

Eppure il libro di Fabio Amendolara ed Emanuela Ferrara, con sobrietà ed efficacia, ci permette di riattraversare quella vicenda, facendoci avvertire tutta l’attualità del dolore e degli interrogativi che impietosamente ci pone. Una storia che inquieta le nostre coscienze, dalle troppe domande senza risposta, simile in questo alle tante altre storie di ordinaria violenza avvenute in questa nostra terra.

Una giovane donna, ancora bambina. Derubata nella sua spensieratezza. Usata, violata. Giudicata dentro stereotipi arcaici. Privata della vita.

Ottavia ci interroga e mina l’illusorio pensiero che storie così, oggi, non potrebbero accadere. Il mondo è cambiato, è vero, ed anche i più isolati villaggi hanno acquisito le nuove consuetudini del mondo globale.

Eppure, la violenza contro le donne non accenna a diminuire e sembra non avere tempo né confini; non conosce nemmeno differenze socio-culturali, vittime ed aggressori appartengono a tutte le classi sociali. I casi di femminicidio hanno una crescita annuale costante e gli stereotipi mediatici ripropongono figure di donne abissalmente lontane da quell’aspirazione di libertà che, proprio al tempo della storia di Ottavia, sembrava a molte di noi così a portata di mano.

Ottavia continua a interrogarci sul mondo com’era e com’è. E soprattutto ci pone di fronte alla responsabilità di un futuro di dignità e di libertà ancora tutto da costruire.

 Don Marcello Cozzi – Ufficio di presidenza nazionale “Libera. Nomi, numeri e associazioni contro le mafie”

Qualcuno ha mentito nel 1975. E quelle menzogne raccolte nei verbali dell'epoca, sono evidenti”. É uno dei passaggi più chiari e più forti del libro-inchiesta che Fabio Amendolara ed Emanuela Ferrara dedicano a Ottavia De Luise, la bambina di 12 anni scomparsa a Montemurro il 12 maggio 1975.

Un libro che ci lascia con un diffuso senso di amarezza perché ci induce a chiederci non solo se nell'immediatezza dei fatti furono seguite davvero tutte le piste, ma soprattutto se, all'indomani della riapertura del caso, non ci si è soffermati tutti in maniera troppo semplicistica sulle piste di sempre, quelle cioè che non hanno mai portato a niente.

Ed invece l'inchiesta di Amendolara e Ferrara dischiude dinanzi a noi scenari sconosciuti e per questo impensabili.

Ecco perchè ringraziamo gli autori per questo lavoro e perchè per noi è fondamentale averlo fra le mani: perché ci si conferma ancora una volta nell'idea che le verità delle tante storie insolute di questa regione spesso sono sotto i nostri occhi, si tratta solo di approfondirli con caparbietà e determinazione, senza mai arrendersi. E che la verità merita di essere cercata anche se bisogna aspettare 36 anni per conoscerla, come nel caso di Ottavia.

Si restituisca dignità a questa bambina strappata troppo spesso alla primavera della vita; riposino finalmente in pace i suoi resti nel cimitero di Montemurro, si scriva il suo nome e si metta finalmente una sua foto su quella lapide; si dia la possibilità alla sua famiglia e a quanti le hanno voluto bene di portarle un fiore e si aiuti la bella comunità di Montemurro a cancellare per sempre una brutta pagina della propria storia.

 

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