Venezia replica alla “Nuova del Sud”.Lettera del consigliere regionale del Pdl al direttore del quotidiano lucano, Mimmo Parrella
“Al mio paese, Montescaglioso – riferisce Venezia - quando una persona insiste, ostinatamente, a dire alcune cose gli si risponde, in vernacolo: tu te la dici, tu te la canti e tu te la senti ( la Santa Messa). Stessa cosa, rispettosamente, mi permetto di dire a te. Da qualche tempo fai tutto tu, interpreti, affermi, attribuisci, senza che io ti abbia detto niente o abbia contestato i tuoi scritti su di me. Ma,francamente, nel leggerti oggi mi hai fatto davvero sorridere e, con lo stesso sorriso, ‘ti scrivo, per distrarmi un pò, caro amico. Avrebbe detto il compianto Dalla. In questa domenica di fine luglio, alla vigilia del prossimo Consiglio regionale che prevede la discussione sull'assestamento di bilancio (spero di vederti almeno nel corso di una seduta così potrai ascoltare direttamente le cose che si dicono ), mentre, giustamente, tanti lucani sono al mare, io, sono le ore 15.00, da tre giorni, ininterrottamente, cerco di dare il mio contributo per la Basilicata. Tant'è che presenterò, un mio personale maxi emendamento per dare un minimo di sapore ad un bilancio davvero insipido che lascia senza parole per il suo vuoto totale. Povera Basilicata”.
“Ritornando a noi – dice Venezia - nel tuo articolo di oggi hai testualmente scritto: ‘(…) il consigliere Venezia, da politico navigato, per difendersi si affida ai cecchini di professione. E’ un segno della debolezza della politica. Un segnale di un sistema che non riesce ad autorigenerarsi.(..)’.
Caro Direttore, delle due l'una: o io sono un sonnambulo per cui di giorno non posso ricordare di aver ordinato delle commissioni nel corso della notte, oppure tu sei un sognatore. Non mi sono mai rivolto a cecchini, men che meno di professione e, soprattutto, non ho da difendermi da nulla. Ti ricordo che i miei redditi sono pubblici da ben due anni e dagli stessi risulta tutto quello che tu dici di apprendere in questi giorni. Forse non leggi, ti informi poco e, per questo, poi cadi in errore. Io non mi nutro dei soldi della Basilicata, anzi è la nostra Regione, governata da autentici incapaci, che non riesce ad offrire ai malati lucani una sanità adeguata alle necessità ed ai tempi. Rileggiti, se mai li hai letti, i resoconti degli interventi in Aula. Nel contestare il Piano sanitario a Martorano, gli ho chiesto come pensasse di ridurre l'emigrazione sanitaria con la sua proposta. L'emigrazione sanitaria della nostra regione è una piaga che ci costa milioni e milioni di euro. Ed ho fatto l'esempio che meglio conosco, dichiarando che il 20 per cento dei ricoveri che avvengono nella struttura che io dirigo (direttore sanitario part time e fuori regione) provengono dalla Basilicata. Tradotto in soldoni, annualmente la Basilicata versa alla Regione Puglia, solo per i ricoveri nel centro di Ginosa, un milione di euro, figuriamoci quanti soldi si spendono per l'emigrazione sanitaria verso tutt'Italia. Il dato, in verità, non ci è mai stato dato”.
“Ora, caro Direttore – chiede Venezia - mi spieghi dov'è lo scandalo? Se il Centro di Ginosa, che ho fondato nel 1997 e fatto crescere con enormi sacrifici su mandato fiduciario del mio datore di lavoro, è un'eccellenza, secondo te, è un dato negativo? Hai parlato di conflitto di interessi. Ma, secondo te, se sollecito il Governo lucano ad aprire centri di riabilitazione, piuttosto che chiudere ‘sic et sempliciter’ gli ospedali, mi trovo in conflitto o, al contrario, faccio il mio dovere di rappresentante del popolo lucano mettendo a disposizione dell'incapace Governo regionale l'esperienza maturata in anni di professione? Ti avrei dato ragione se avessi sparato a zero contro la riabilitazione ospedaliera, piuttosto che insistere nella mia posizione. Caro Direttore, con il sorriso e con un pochino di ironia, mi permetto di suggerire al tuo eccellente vignettista di realizzare la seguente: io con il mio camice da medico che ti poggio sulla fronte, con te accomodato su una sdraio in spiaggia, una bella borsa di ghiaccio. Di questi tempi, con la grande calura estiva, il colpo di calore è dietro l'angolo. Ti prego Direttore, accetta questi miei pensieri e questa mia benevola ironia. Non sono ne un menestrello di corte, ne il pettegolo o il lecchino di turno, sono Mario Venezia, un figlio di questa terra, qualcuno ha detto di quella migliore, e, ti assicuro, continuerò fino a quando la gente lo vorrà a lottare per una Basilicata migliore. Per me – conclude Venezia - caro Direttore, la Basilicata è, prima di tutto”.
Fonte www.basilicatanet.it