Viaggiatori di Nuvole :intervista di Ilenia Litturi allo scrittore Giuseppe Lupo

FOTO HOME GIUSEPPE LUPOIlenia Litturi corrispondente di Vicenza della nostra redazione ha intervistato Giuseppe Lupo autore del libro " Viaggiatori di Nuvole".

Quando si è reso conto di avere il bisogno di raccontare?


Dal tempo dell'adolescenza, da quando ho cominciato ad accostarmi a quegli strani oggetti che sono i libri, il cui segreto rimane ancora per me inviolabile. Cosa spinga gli uomini a riversare su un pezzo di carte sogni, progetti, favole, realtà è sempre qualcosa di misterioso e di inspiegabile.
 
Si scrive per vivere molte vite?
Non credo. La vita è una sola. Si scrive per immaginare le possibili vite che ognuno di noi avrebbe potuto/voluto vivere.
 
Pirandello diceva che "Un romanzo o si scrive o si vive". Com'è nato "Viaggiatori di nuvole"?
È nato da un sogno: una famiglia lucana che nel Quattrocento diventa così potente da entrare in confidenza con il governo di Ludovico il Moro. Nella casa di questa famiglia vivevano Leonardo da Vinci e Matteo Bandello. E' nato insomma dal desiderio di avventurarmi sulle piste di un mondo che si perde nelle nebbie del tempo.
 
Se dovesse sintetizzare il suo racconto, diciamo con dieci parole, cosa direbbe?

Che è la storia di uno stampatore troppo creativo, di un soldato fedele al suo re, di a Milano e Brescia una donna che viene da un continente inimmaginabile, di un bimbo che obbedisce a una profezia e riceve un incarico troppo grosso per le sue gracili spalle.
 
Usa molto colore in questo scritto, ogni parola è stata scelta con precisione certosina. Qual è il  suo colore preferito?
Il verde, lo stesso colore della copertina del romanzo.
 
C'è una frase del suo libro che ama in modo particolare? Perché?

"I libri non sono carta cucita a carta, parole aggiunte a parole. Sono la cenere della coscuenza, legna con cui bruciare i mesi e gli anni della nostra vita". La pronuncia lo stampatore veneziano di fronte a una donna che non ha mai visto un libro.
 
Ho letto da qualche parte che "Immaginare è marinare le ore noiose della vita". Quanto è importante per lei,  l'immaginazione?
Forse è l'elemento più importante della vita degli uomini. Senza l'immaginazione non ci sarebbe futuro e senza il futuro non ci sarebbe la Storia.
 
Italo Calvino diceva che "la fantasia è un posto dove ci piove dentro". E per lei?
Calvino fa questa affermazione riprendendo Dante, con un certo stupore che è anche mio: come fa a piovere dentro la fantasia? Se piove, vuol dire che la fantasia è un luogo (o un luogo possibile o un luogo delle intenzioni). Anch'io penso che nella fantasia può piovere.
 
Lei è anche un insegnante e secondo Maria Montessori, "Una prova della correttezza della procedura educativa è la felicità del bambino." E per lei, qual è il dono più grande che deve avere un insegnante?
La passione insieme con la pazienza.
 
C'è un libro dove vorrebbe abitare?
Vorrei vivere a Macondo e dunque dentro "Cent'anni di solitudine".
 
Qual è una parola che ama in modo particolare? E una che detesta? Perché?
Amo la parola utopia perché è alla base della mia idea di vita, alla base della mia esperienza professionale. Naturalmente non va intesa nel significato di fuga, evasione, ma nel senso di progetto, costruzione. Il mondo va edificato con le armi dell'immaginario.
Non detesto nessuna parole. Sono così belle e utili le parole che non andrebbero detestate.
 
La Basilicata non manca mai nei suoi racconti. Che cosa rappresenta per lei?
È il grande magazzino di storie, che sono mie dirette (cioè filtrate dalla mia memoria), ma anche lontane, che appartengono alla catena molecolare delle memorie altrui, confluite fino a me.
 
Progetti futuri?
Sto concludendo una rubrica domenicale su Avvenire, che si intitola "Atlante immaginario". È possibile/probabile che venga pubblicata. E poi sta per uscire l'antologia della letteratura industriale, che ho curato per Laterza.
 
C'è qualcosa che vorrebbe aggiungere?
No.

 Ilenia Litturi

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