Intervista a Concita De Gregorio
Cesare Pavese scriveva alcuni decenni fa che “Leggendo non cerchiamo idee nuove, ma pensieri già da noi pensati, che acquistano sulla pagina un suggello di conferma. Ci colpiscono degli altri parole che risuonano in una zona già nostra – che già viviamo- e facendola vibrare ci permettono di cogliere nuovi spunti dentro di noi”.
Ed è proprio questo l'ingrediente segreto che ha di fatto reso "Io vi maledico" di Concita De Gregorio, un caso editoriale. Forti come un brivido, passione e rabbia si rincorrono in un testa a testa tra le parole abbracciate dall'inizio alla fine, messe in marcia, cadenzate in questo crossover tra guida, saggio, inchiesta e giornalistica.
Cosa l’ha spinta a scrivere "Io vi maledico"?
Il fatto che c'erano moltissime persone che avevano una rabbia giusta e non avevano voce, erano sole e non avevano nessuno a cui fare riferimento.
Si diceva una volta che "La Patria si serve anche facendo la guardia a un bidone di benzina". Sottoscrive?
Beh sì. Sì, certo. Ognuno deve fare la sua parte, sì.
Della situazione di stallo in cui ci troviamo, qual è la morale?
La morale alla situazione di stallo non c'è. La situazione di stallo è un problema e vedo imminente un rivolgimento. Cioè mi sembra che le scelte di restaurazione e conservazione, non possono funzionare e penso che ci sarà presto una sollevazione che cambierà le cose.
Con quali aggettivi le piacerebbe definire l’Italia di domani?
Giusta e libera.
Ilenia Litturi