La Basilicata all’Expo: Nigro racconta la propria terra
“Nell'immaginario collettivo, il popolo lucano vive di malocchio, affascino, è fatto di contadini, giovani in fuga, e questo è vero, ma i rapporti tra aristocratici e abati, nel corso degli anni, hanno trasformato il nostro territorio in un giacimento di beni culturali”.
A parlare all'Expo, in rappresentanza della Basilicata, è Raffaele Nigro, vincitore del premio Campiello 2005 con “Malvarosa”, ex caporedattore per la sede pugliese della Rai, autore di un centinaio di testi, tra saggistica e narrativa. In effetti, la regione lucana è entrata in contatto con grandi civiltà nel corso dei secoli, come i Normanni, che hanno lasciato impronte in rocche, castelli (quello di Melfi), monumenti (la Santissima Trinità di Venosa), cattedrali, creando una tradizione storico-culturale molto forte. “Alla luce di questo, occorre vendere un turismo diverso. E' vero che siamo ricchi d'acqua (con 5 grandi fiumi e altrettanti torrenti) e di petrolio (circa 200mila barili al giorno), ma c'è molto altro. Venite a vedere il patrimonio che abbiamo nelle valli lucane – esorta Nigro -, ci sono un centinaio di Madonne lignee, realizzate tra il 1200 e il 1400, di cui pochi conoscono l'esistenza. Per non parlare di S. Arcangelo di Lucania, che custodisce 50 dipinti rinascimentali di Antonio Stabile”. Per divulgare l'immenso e ricco patrimonio della Lucania, lo scrittore propone di realizzare una grande mostra dietro il Quirinale. In attesa, il 23 maggio, nell'area Italia dell'Expo, saranno esposte preziose opere: la statua marmorea di S. Eufemia (creata nella bottega del Mantegna e acquistata a fine 1400 da un notaio di Irsina), e due dipinti (una natura morta e una nobildonna) della collezione d'Errico di Palazzo San Gervasio.
Ufficio Stampa