I Giochi di un tempo
Sant’Arcangelo. A partire dalle ore 19 di oggi 19 agosto 2015Corso XX Settembre si trasformerà in una pista sportiva per novelli giocatori di cerchio. Vi saranno disputate le gare del cerchio, cui parteciperanno bambini e ragazzi che nei giorni scorsi si sono iscritti alla competizione, ricevendo U cìerchiië p'a manìglie e le prime istruzioni di scuola guida, curate da ex bambini per lo più alle soglie della pensione.“Non rinuncio a contribuire alla formazione dei giovani – dice Peppino Critone, maestro di scuola primaria in pensione - specie oggi che questa formazione tende a sviluppare solo le capacità informatiche a discapito di quelle manipolative e di abilità. A tal fine, come in altri posti d'Italia, anche a Sant'Arcangelo ho voluto proporre la riscoperta di un gioco antico come quello del cerchio con uno spot: un gioco antico per ragazzi moderni. Giochi che non costavano nulla, ma che erano molto formativi, che contribuivano alla crescita armoniosa dei ragazzi, che sviluppavano il senso dell’equilibrio, che insegnavano a superare gli ostacoli, rispettando i compagni di gara nella lealtà delle regole di gioco”.
Gli attrezzi necessari per il gioco sono un cerchio e un cappio, un'asta di metallo appositamente modellata a forma di U con cui si guida, si arresta e si ferma il cerchio nella sua corsa. In passato i bambini non organizzavano gare vere e proprie. Dilettandosi a farli scorrere, accompagnandosi per le vie del paese, chiacchierando e, a volte, mordendo un pezzo di pane o una mela, mostravano tutte le loro abilità anche sullo sterrato e nello slalom fra galline e maialini che affollano le strade del paese. Insomma dei veri e propri piloti di cross ante litteram pienamente gratificati dalle loro performance personali, dove, però, era preminente il piacere dello stare insieme.
Il gioco del cerchio risale alla notte dei tempi. Si trovano testimonianze nell’antico Egitto, a partire dal secondo millennio prima di Cristo, agli antichi Greci dove era diffuso soprattuto fra le donne come un gioco di grazia e di armonia socializzante ed arrivato senza soluzione di continuità fino alle generazioni degli anni ’50 e ’60 del secolo scorso.
In mostra anche le antiche carrozze, ricostruite dai nonni e dagli zii più anziani, su cui sarà possibile provare anche i brividi della guida d’un tempo. Un giocattolo che richiedeva una tavola a uno o a due posti, che marciava su quattro cuscinetti a sfera, elemosinati dai meccanici attraverso un tam tam informativo che superava anche i moderni social network. Il volante era formato da un manubrio di legno incardinato alla carrozzeria portante, al quale erano ancorati due tiranti che facevano girare le ruote anteriori. Un altro pezzo di legno a pedale, premuto a dovere sui cuscinetti di acciaio serviva ad arrestare la corsa della carrozza, tra il fumo acre dell’attrito con l’acciaio dei cuscinetti anteriori, a volte mitigato da pezzi di pneumatici. Le piste erano le discese a cubetti di porfido del paese fra scintille e stridii acuti, che creavano viva preoccupazione fra i passanti e fra l’impazzimento dei muli che tornavano stanchi da una giornata di lavoro.
In caso di mal funzionamento dei freni era previsto l’immediato abbandono del mezzo, come nei seggiolini dei jet moderni. Spesso la corsa era in-seguita anche da inflessibili vigili urbani, che procedevano all’immediato sequestro della carrozza, costata settimane di fatiche e prove di collaudo su strade, fra dignitose richieste di perdono giudiziario e istanze di un benevolo componimento dell’infrazione.
Pino Gallo