Nessuna nuova autorizzazione di pozzi nell'area del Parco dell'Appenino Lucano Val D'Agri Lagonegrese
Si è svolta giovedì 18 febbraio 2016, nella sede del Parco Nazionale dell’Appennino Lucano a Marsi Nuovo, la conferenza stampa sulla problematica delle attività estrattive nell’area protetta.
L’incontro con la stampa è stato indetto dall’Ente Parco per esporre chiarimenti in merito ai continui attacchi provenienti da alcune associazioni ambientaliste sui nulla osta che gli uffici dell’Ente hanno rilasciato all’ENI e su altri temi inerenti il rapporto tra Parco e petrolio.
Il presidente Domenico Totaro, al fine di chiarire gli aspetti controversi delle notizie circolate sugli organi di informazione, ha voluto documentare funzioni e prerogative dell’Ente a partire dal decreto istitutivo del Parco e dagli accordi precedenti alla sua istituzione.
Citando il decreto istitutivo, il presidente ha richiamato l’articolo 3 relativo ai divieti generali, che recita testualmente: ‘è fatta salva la realizzazione di opere e l'esercizio delle attività connesse che hanno già ottenuto il giudizio positivo di compatibilità ambientale ai sensi della vigente normativa in materia di valutazione di impatto ambientale, nonché quelle relative agli interventi per i quali alla data di approvazione della proposta di intesa da parte del consiglio regionale siano state avviate le procedure di valutazione di impatto ambientale’.
Ci troviamo di fronte –ha sottolineato Totaro- ad accordi pregressi l’istituzione del Parco che risalgono al ’98 e al 2002 e che vedono contraenti lo Stato e la Regione Basilicata. I nulla osta concessi dall’Ente riguardano attività accessorie, come l’adeguamento di strade e oprere di manutenzione ordinaria e straordinaria, relativi ad autorizzazioni di perforazioni ottenute precedentemente l’istituzione del Parco.
Va aggiunto, inoltre –ha dichiarato poi il presidente- che tutti i nulla osta sono sotto il controllo del CTA del Corpo Forestale dello Stato.
Oggi delle 14 piattaforme 7 sono nel parco e ognuna ha diversi pozzi, fatto noto anche ai cittadini, alle amministrazioni comunali e alle associazioni ambientaliste del territorio.
La stessa workover –ha precisato- non è altro che una manutenzione e un efficientamento dei pozzi esistenti e non riguarda in alcun modo nuove perforazioni.
Per quanto riguarda le nuove richieste di ricerca, il direttivo rispettoso delle prerogative della comunità del Parco, prenderà posizione appena arriveranno sul tavolo.
Tra l’atro abbiamo anche in corso la redazione del Piano del Parco che è strumento di pianificazione importante per rafforzare la valenza naturalistica dell’area protetta.
Per la biodiversità –ha sottolineato infine Totaro- siamo impegnati nell’indagine conoscitiva del valore natura di questo territorio, ma sappiamo già che è notevole e proprio in questi giorni ci stiamo dotando le misure di rafforzamento di tutela di zone SIC e ZPS e abbiamo preso atto delle ZSC, strumenti di maggiore protezione per queste aree di eccellenza nell’ambito di Natura2000.
Noi assolviamo in modo sinergico sia al ruolo di salvaguardia che di conoscenza del nostro patrimonio naturalistico, ma gli stessi cittadini e le associazioni possono prendere parte legale, come prevede la Legge 394/91 sulle aree protette, riguardo ad eventuali nulla osta o autorizzazioni improprie che l’Ente Parco dovesse accordare a chicchessia.”
Alla conferenza stampa ha dato il suo contributo anche il presidente della comunità del Parco Ugo Salera. “Si prospettano nuove richieste per le concessioni Montecavallo, Pignola e La Cerasa da parte della Shell –ha dichiarato Salera- e su questo ho invitato la comunità del Parco a pronunciarsi e ne ho convocato la riunione il prossimo 26 febbraio. A titolo personale posso dire che la situazione che vive il nostro territorio non permette assolutamente altre attività di estrazione petrolifera. Siamo in una zona antropizzata, a ridosso di zone abitate e con valenza naturalistica. Il limite delle estrazioni raggiunto è un limite massimo.”
A margine della trattazione della questione delle autorizzazioni, è stata affrontata anche la problematica relativa al progetto “Security”, voluto e finanziato da ENI in seguito a sabotaggi della rete dell’oleodotto e affidato all’Ente Parco. Di questo ha riferito il direttore dell’Ente Parco Vincenzo Fogliano, che ha spiegato come “la valenza del progetto non sia solo di natura visiva ma anche tecnologica, il bando prevede infatti una rete tecnologica e strumentale con metodi e tecniche innovative che si aggiunge al controllo umano e che ha un peso preponderante nell’assegnazione del servizio da affidare”. Quindi non si tratta di “guardatori di tubi”, ma di un complesso di figure, professionisti con alta specializzazione, tecnici ed operai. Quanto all’aspetto economico, ha chiarito Fogliano, “la somma complessiva è spalmata su sei anni, si tratta di 600 mila euro all’anno per tre anni, ai quali si potrà aggiungere lo sviluppo per ulteriori tre anni qualora ENI, che è l’Ente finanziatore, dovesse valutare la bontà del progetto”. Intanto in relazione al bando, va detto che non sono pervenute dagli operatori economici interessati, contestazioni di illegittimità sia in relazione alla natura del bando che ai suoi contenuti. Qualora dovessero pervenire l’Ente le valuterà con attenzione. Intanto sul sito ufficiale per tutti i chiarimenti è attiva la sezione FAQ.
Ufficio Stampa
Parco Nazionale Appennino Lucano