4° raduno dei ferrovieri in pensione di Puglia, Basilicata e Calabria
Metaponto. Si è tenuto presso il ristorante la Barchetta il 4° raduno dei ferrovieri in pensione di Puglia, Basilicata e Calabria, che hanno svolto il loro servizio presso lo scalo ferroviario di Metaponto, fra gli anni ’60 e ’90 del secolo scorso.
“Un raduno particolare, dice l’ex assistente di stazione, Domenico Scorrano, organizzatore dell’incontro, perché oltre ai pensionati con le rispettive mogli, hanno partecipato anche i figli di colleghi che ora non sono più fra noi. Compresi i figli del personale della Polizia ferroviaria, che scortava i treni sulle tratte ferroviarie per Napoli-Roma, per Reggio Calabria e per Bari-Milano; oltre a presidiare h 24 la stazione di Metaponto, a salvaguardia della incolumità di viaggiatori e degli stessi ferrovieri. E, naturalmente, ad intervenire tutte le volte che il personale viaggiante lo richiedeva a causa di qualche viaggiatore scalmanato o non in regola con il permesso di viaggio. Sì. Perché, allora, chi non era munito di biglietto o lo pagava sul treno o scendeva dal treno alla prima stazione presidiata dalla polizia ferroviaria, accompagnato a terra dagli agenti di scorta ai convogli che viaggiavano a bordo.
Fra una portata e l’altra, tanti anche i ricordi. Da quelli del vecchio macchinista delle locomotive a vapore con le mani ed il viso anneriti dalla polvere di carbon fossile che spalava nella caldaia per la produzione di vapore e che faceva correre spedito il cavallo di ferro, come dicevano gli indiani d’America, e azionava il fischio sibillante che annunciava allegramente il suo passaggio anche dalle più sperdute stazioncine del Basento.
Epici anche i racconti dei ferrovieri con i martelletti che esaminavano le sospensioni di vagoni passeggeri e carri merci e quelli dei cantonieri che, isolati nei caselli ferroviari con le loro famiglie, con qualunque condizione di tempo, dovevano percorrere quotidianamente chilometri di binari per controllare il loro stato e segnalare immediatamente dai telefoni di emergenza sparsi sulle linee, eventuali difformità e situazioni di pericolo. Salvando chissà quante vite. Ora sostituiti da cavi e da telecamere non sempre così solerti come l’uomo.
E poi altre testimonianze. Come quelle degli addetti alle cuccette, che vigilavano dalle loro postazioni fisse in testa ai vagoni, attenti ai ladri che spesso li minacciavano con i coltelli alla gola se avessero allarmato la scorta. Treni lunghissimi che trasportavano il popolo dei migranti italiani dalla Calabria alla ricca Milano, e che raccoglieva passeggeri da Metaponto a Bari e su su per tutto lo stivale fino alla stazione di Milano centrale, ove “i terroni dalla pelle scura” scaricavano scatoloni pieni di salami, di olio e di formaggi della loro terra. E nel portafoglio di carta le poche banconote necessarie ad affrontare il viaggio.
“Tempi di sacrifici e di emigrazioni, dice Scorrano. Ma erano tempi in cui il cuore della gente era ricco di affetti e di educazione. Di rispetto verso gli altri, mentre oggi i rapporti sociali sono ridotti a viaggiare sulle fredde applicazioni dei telefonini. Un saluto particolare lo rivolgo alla signora Antonietta Sisto, unica ferroviera ancora in servizio presso la stazione FFSS di Metaponto”.
Pino Gallo