La Basilicata svela i propri tesori: gli splendori del barocco defilato.

È la prima volta che la Basilicata espone fuori regione, con una rassegna specificatamente dedicata, i propri capolavori. L’occasione è quella della mostra “Splendori del barocco defilato. Arte in Basilicata e ai suoi confini da Luca Giordano al Settecento” (a cura di Elisa Acanfora, catalogo Mandragora) che si terrà a Firenze, in Palazzo Medici Riccardi, dal 24 luglio al 5 settembre. Si è pensato infatti che lo splendido palazzo fiorentino – dove il napoletano Luca Giordano dipinse la sua celebre Galleria che è uno dei capolavori del barocco europeo – fosse la sede espositiva tematicamente più appropriata per presentare il barocco meridionale nella sua accezione lucana, portandovi un’ampia selezione di opere di grande qualità, tra quelle che già furono esposte l’anno scorso al Museo Nazionale d’Arte Medievale e Moderna della Basilicata in Palazzo Lanfranchi a Matera e alla Galleria Civica Comunale in Palazzo Loffredo a Potenza. Dipinti, disegni e sculture lignee, opere del tutto sconosciute al grande pubblico poiché mai uscite dalla regione, saranno testimoni di rango delle bellezze artistiche della Basilicata, ancora in gran parte da riscoprire.La mostra è promossa dall’Università degli Studi della Basilicata in occasione del XXV anniversario della sua fondazione, e, insieme, dalla Regione Basilicata, dalla Soprintendenza per i Beni Storici, Artistici ed Etnoantropologici della Basilicata, dal Comune di Potenza, dal Comune di Matera e dalla Fondazione Carical, unitamente alla Provincia di Firenze che ha messo a disposizione la sede espositiva.L’evento espositivo intende presentare il consuntivo più aggiornato dell’attività di ricerca promossa negli ultimi anni dall’ateneo lucano in merito al tema, ancora misconosciuto, del pieno barocco e del rococò sviluppatisi in Basilicata e ai suoi confini. Si tratta della prima grande rassegna di riscoperta del barocco lucano, nei suoi aspetti della pittura e della scultura lignea.L’occasione è dunque quella di rendere noto e di presentare a un vasto pubblico un capillare lavoro di studio sul territorio, offrendo l’opportunità di vedere riuniti capolavori, scelti per qualità e conservazione, disseminati nei vari comuni, conservati nei musei e recuperati dai depositi.Il titolo prende spunto da un breve racconto di Ermanno Olmi – che durante la sua visita nella città di Altamura, situata a poca distanza da Matera, rimase sorpreso e commosso per i valori umani e civili di questa Italia defilata –, e ciò ha offerto lo spunto per tentare di definire i valori figurativi di una felice stagione artistica che si svolse in Basilicata e ai suoi immediati confini, dal barocco al rococò, e che svela una densità di opere straordinaria quanto inaspettata.Una situazione defilata dunque, e non periferica, portò alla messa a punto di una ‘cultura ad hoc’ rispondente alle caratteristiche del territorio e consentì larghi margini di libertà e anche di bizzarria espressiva, impensabili nella cultura aulica delle grandi capitali, che, come Roma, Firenze e Napoli, erano saldamente organizzate intorno alle corti e alle accademie.Il pieno recupero di un fasto artistico, così sorprendente, che attesta un’età d’oro del mecenatismo tra il tardo barocco e il secolo dei Lumi, restituisce un’immagine non convenzionale e, per contro, inedita della Basilicata, probabilmente più vicina a quello che possiamo immaginare dovette essere il contesto storico prima che la frantumazione, politica ed economica, dell’antica e consolidata struttura feudale e della compagine della chiesa ricettizia portasse a un situazione di abbandono, di cui Carlo Levi, confinato politico nella sperduta Aliano, fu tra il 1935 e il 1936 testimone appassionato e poeticamente partecipe.Una vera e propria scoperta risulterà la sezione della scultura lignea. È da notare che i pezzi scelti sono quasi tutti di paternità sicura, giusto il fatto di essere corredati della firma e, molto spesso, anche della data. Si è voluto infatti offrire la possibilità di accedere a dati certi, appena recuperati, che potranno costituire punti fermi per ogni ricerca futura. Accanto alla produzione degli scultori napoletani per la Basilicata si aggiunge qui l’attività, sinora sconosciuta, degli scultori pugliesi nella regione lucana, e quella, finalmente riportata in luce sul territorio, degli scultori di origine lucana.Al rilevante evento espositivo si unisce la pubblicazione di un catalogo scientifico di 312 pagine, curato da Elisa Acanfora e pubblicato da Mandragora, destinato a rimanere come testo di riferimento fondamentale sull’argomento. Il catalogo si propone di illustrare le opere esposte attraverso saggi critici, schede scientifiche e grazie a un apposito corredo fotografico a colori, eseguito per l’occasione e stampato a piena pagina, e offre un ricco repertorio di opere scelte (dipinti e sculture) di cui non si è potuta contemplare l’esposizione ma che si segnalano per qualità e rilevanza nell’ambito del patrimonio artistico locale, accompagnato dalle biografie di 157 artisti. Si tratta non solo degli artisti presentati in mostra ma anche del censimento degli pittori e degli scultori in legno di origine lucana e di quelli attivi in Basilicata tra la fine del Seicento e tutto il Settecento. Si comprende dunque che il catalogo si pone come il vasto, e sinora unico, repertorio sul barocco lucano. L’imponente lavoro critico e di catalogazione che permetterà in questa occasione di riscoprire la ricchezza e lo splendore, sinora veramente insospettati, del barocco locale, costituirà motivo di sorprendente novità per il grande pubblico e anche per gli addetti ai lavori.

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