L'altopiano di Asiago chiama Matera

Incastonato nella splendida tramatura dell’Altopiano di Asiago, territorio che trasuda di storia e genuinità, si trova un museo unico nel suo genere, che custodisce gelosamente un passato carico di storie e tradizioni che accomunano questa parte d’Italia con il materano: è il Museo dei Cuchi a Cesuna di Roana (Vicenza).

Al suo interno un tripudio di colori e forme si rincorrono tra gli scaffali, opere d’arte modellate da maestri, che le hanno plasmate con incredibile bravura, trasmettendo ad ogni pezzo un’identità propria del territorio d’origine. Quando si entra si è accolti dall’atmosfera unica che avvolge questo luogo così suggestivo che ci si lascia accompagnare dalle parole di Gianfranco Valente, che ha trasformato questa sua passione in un viaggio per testa e cuore.

Per chi non lo sa, che cosa sono i cuchi?

Cuchi è il nome che viene dato in Veneto ai fischietti di terracotta. Il cuco trae la sua etimologia dal cuculo, che non cinguetta ma emette questo curioso suono: cu-cu.

Che cosa significa per lei collezionare?

Collezionare è un guaio … (ci confida sorridendo)

Una collezione è una storia, un progetto e rendere la propria collezione accessibile a tutti è la funzione dell’arte. Conservare per tramandare?

Certamente sì. È importante non perdere di vista da dove si viene.

Com’è iniziata la sua passione per i cuchi e perché?

Tutto ha avuto inizio nel 1960 quando ho cominciato a collezionare questi fischietti di terracotta per l’interesse che ho sempre nutrito per la tradizione popolare dell’Altopiano d’Asiago. Sono emigrato con i miei genitori in Piemonte dove ho trovato delle cose analoghe che mi hanno spinto a fare delle ricerche e vivendo vicino al Museo Egizio a Torino, ho trovato al suo interno dei fischietti che mi hanno dato l’impulso di partire con la mia collezione. Qui a Canove il 25 Aprile, in occasione di San Marco, il ragazzo regala alla ragazza un uccellino di terracotta come richiesta di corteggiamento. 40 giorni dopo Pasqua ad Asiago viene fatta una processione per la fine della peste del seicento e in quell’occasione si regalano delle uova sode colorate: se la ragazza ricambia con l’uovo significa che accetta il corteggiamento. Entrambi i doni simboleggiano fertilità.

Quanti pezzi ha?

Ho 12 mila pezzi che provengono da tutto il mondo.

Qual è il pezzo di cui va più fiero?

Non ne ho uno solo, ma sono fiero di tutti quelli di cui ho avuto il piacere di conoscerne gli autori.

Qual è la differenza tra i fischietti veneti e quelli lucani?

Non c’è una differenza tra i fischietti veneti e quelli lucani, perché sono entrambi bitonali, mentre si differenziano dai pugliesi che sono monotonali.

Qual è il fischietto che dedicherebbe al 150°dell’unificazione d’Italia?

Quest’anno in occasione della biennale si sono sbizzarriti sul tema.

Com’è il mondo visto dagli occhi di un collezionista di fischietti?

È un mondo che ruota attorno al cellulare e al computer.

C’è chi semina e chi raccoglie. Cosa vorrebbe rimanesse ai visitatori?

Un bel ricordo.

Ilenia Litturi
23 04 2011

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