Un poeta e tre narratori ad ali spiegate
CAMERE CIRCONDARIALI di Costantino Dilillo, Pasquale Doria, Aniello Ertico e Peppe Lomonaco.Edizioni Giannatelli.
Un poeta e tre narratori ad ali spiegate: è questa l'impressione suscitatami dalla lettura della raccolta di quattro poesie, sette racconti e un dialogo. Il tutto dal titolo: “CAMERE CIRCONDARIALI” scritto da Costantino Dilillo, Pasquale Doria, Aniello Ertico e Peppe Lomonaco, edito da Giannatelli Editore e illustrato da Luisa Lapacciana.
Quattro autori si ritrovano a scrivere, forse all'insaputa l'uno dall'altro, di prigioni, quelle che fanno male al cuore e all'anima e di ricerca di libertà intesa come catarsi, purificazione da quella contaminazione impregnata di ipocrisia.
La narrazione si apre con quattro liriche poetiche di Nello Ertico che richiamano racconti biblici e mitoligici ed è risaputo che il mito è stato determinante nell'accompagnare l'evoluzione del pensiero occidentale da una concezione magico religiosa a quella libera e razionale che ha caratterizzato lo sviluppo della conoscenza.
Segue il racconto “Strade” di Peppe Lomonaco: una esplosione di sentimenti contrastanti che tormentano e torturano la mente e i pensieri di una ragazzina che in tenera età si vede costretta a scegliere fra la prigione (serva in un bel palazzo, forse marchesale) e la libertà (lavoro sodo nei campi ma all'aria aperta).
Costantino Dilillo col suo racconto “C'era da Aspettare” ci catapulta in America, quella cruda, essenziale e dalle prigioni sicure e inviolabili e comunque sempre con un punto debole. Descrizioni approfondite e puntuali immergono il lettore in contesti urbani in cui si assapora il gusto di un nuovo realismo che ci sta di fronte e non è disposto a nessuna negoziazione.
La lettura continua con un quarto racconto narrato da Pasquale Doria. E' la rievocazione e l'indagine su una figura mitica e leggendaria dell'immaginario popolare degli anni 50 e 60: il Ciarallo, dotato di poteri quasi soprannaturali tali da farlo sembrare non un “masciaro” o uno sciamano, ma un demiurgo, un dio in terra.
In ogni racconto si leggono frammenti di vita tratti da ricordi e rievocazioni, ma anche dall'immaginario di quei luoghi dell'anima in cui si trova la voglia di riprendersi la propria vita per respirare aria pulita e libera.
Le poesie sono liriche e i racconti si trasformano in deliziosi momenti di sana e costruttiva evasione.
Ma... i racconti non erano sette?
Continueremo a parlarne SABATO 5 Maggio 2012 alle ore 19,30 nella Sala del Capitolo dell'Abazia di San Michele Arcangelo in Montescaglioso (MT)
Filippo Bubbico, architetto, docente di Storia dell'Arte