Frana Montescaglioso Zito e Benedetto a confronto in un incontro organizzato dalle opposizioni
Montescaglioso – Rischia di finire sui tavoli del Tar la questione inerente la richiesta di 7 milioni di euro del Comune di Montescaglioso per la messa in sicurezza del versante nel territorio interessato dalla frana del 2013.Difronte a numerosi cittadini hanno esposto le proprie ragioni il sindaco di Montescaglioso Vincenzo Zito e l'assessore alle infrastrutture Nicola Benedetto. Dopo gli interventi dei capogruppo Cifarelli, Scaramuzzo e Ditaranto che hanno organizzato l'incontro al fine di fare chiarezza per mettere al centro la sicurezza del territorio, il giornalista Michele Marchitelli, ha dato la parola all'assessore Benedetto, che ha illustrato i meccanismi del progetto Rendis e il suo l'iter a partire dal 2014 quando è stato chiesto a tutti i sindaci di redigere una scheda di interventi, fino ad arrivare alla delibera che approvava soltanto 60 progetti valutati con i criteri ministeriali che non vedeva però inclusa Montescaglioso. Con una richiesta al Ministero, ha detto Benedetto, si riusciva a riaprire i termini e a permettere nuovamente ai sindaci di presentare le schede fino a maggio 2017. Il comune di Montescaglioso, ha sottolineato, ha presentato un progetto di pre-fattibilità e non un progetto preliminare. Questo, ha continuato, ha fatto sì che la scheda ottenesse un punteggio di 3.3 nel criterio di “livello progettazione approvata” il cui massimo era 10 punti; ed un punteggio di 22,5 rispetto a 60, nel criterio “persone esposte a rischio diretto” stimate dall'Ispra in numero 135. Favoriti sono stati i progetti che hanno previsto piccole risorse ricevendo una premialità nei punteggi perchè realizzabili velocemente o perchè risolutivi. Montescaglioso si è posizionata al 121esimo posto e dunque, esclusa solo momentaneamente dalla prima trance di finanziamento previsti per i primi 93 . A detta dell'assessore è solo una questione di tempi ed occorre pensare di creare un gruppo di lavoro composto da tecnici ma anche da CNR, ISPRA ecc. per delineare azioni e progetti da mettere in campo. Il comune ha in dotazione un finanziamento di 4 milioni e 798 mila euro di cui sono stati spesi solo 1milione e 453 mila euro; oltre alla scheda 27 del Rendis per 1.712.284,75 per il completamento delle opere di mitigazione del rischio e ripristino del reticolo. Nel suo intervento, il sindaco ha detto di mettere da parte le appartenenze politiche e che martedì prossimo in regione sarà tenuto un consiglio comunale aperto al fine di riuscire a disporre del finanziamento richiesto e di essere disposto anche a ricorrere al Tar. Ha poi ripercorso lo stato dei fatti e la disponibilità di oltre 2milioni e mezzo di euro dicendo che alla fine del 2015 i progetti sono stati depositati in regione e che oggi sono state bandite le gare d'appalto ad evidenza pubblica. E' dunque apparso subito chiaro che il nodo cruciale del finanziamento dei 7 milioni di euro ritenuto un progetto ammissibile ma non prioritario si è giocato intorno ai punteggi assegnati con i criteri per la determinazione delle priorità. Il sindaco si è difeso dicendo che ben 67 progetti erano progetti di fattibilità, dichiarando altresì dell’urgenza e necessità poichè : “gli interventi di messa in sicurezza interessano un'area in cui circa 6000 abitanti esposti ad un rischio che minaccia l'incolumità degli stessi”. Questa affermazione, ha procurato allarmismo e sconcerto ed ha fatto emergere la necessità di uno studio e di un tavolo di confronto con esperti che spieghino la vera situazione di tutto il territorio montese. A conclusione è intervento il dott. Vincenzo Scialpi consigliere nella scorsa legislatura che si è appellato al sindaco affinchè non faccia ricorso al Tar che bloccherebbe tutti i finanziamenti ma che istituisca subito un tavolo di lavoro. Un incontro che fa emergere la necessità di un'informazione continua e scientifica, che illustri la situazione del territorio, impegno preso dal Cottam che però era assente all'incontro. Perchè il rischio idrogeologico si contrasta non solo riducendo l'antropizzazione del suolo, pianificando le politiche territoriali ma soprattutto coinvolgendo, educando e rendendo consapevoli i cittadini.
Maria Andriulli