Giardino dei bambini non nati” - articolo Quotidiano della Basilicata del 5 aprile 2011 - riscontro dell'Ass. Pol. Soc. Rocco Ditaranto

Pregiatissima Dott.ssa Lucia Serino,
ho letto con attenzione mista a stupore l’articolo da Lei confezionato ed oggi pubblicato sulla prima pagina del Suo stimato quotidiano.
Assumendomi la paternità della iniziativa, voglio risponderLe in maniera pacata ma decisa, atteso che la veemenza della Sua penna e la raccapricciante rassegna degli aggettivi cui ha fatto copiosamente ricorso per dipingere l’evento, credo lascino esterrefatte le medesime donne che ha cercato di aizzare e di cui si erge a rappresentante. La Sua scomposta reazione sconta tuttavia l’ignoranza della intentio legis e tradisce un coinvolgimento personale sempre inauspicabile in chi veicola informazioni.

E’ scritto nella lettera divulgata alla cittadinanza e pubblicata integralmente lo scorso 1° aprile su www.suditaliavideo.it che “la legge ha espressamente previsto e tutelato il diritto dei genitori al commiato dal frutto del concepimento che, su espressa richiesta degli stessi (art. 50, 3° comma, d.p.r. 285/90), può essere seppellito e così sottratto allo smaltimento per termodistruzione come rifiuto sanitario (art. 2, lett. h, d.p.r. 254/03). La presente iniziativa non vuole assolutamente innescare una battaglia ideologica, né tanto meno colpevolizzare le donne che hanno scelto di abortire, ma mira unicamente a rendere consapevoli i nostri concittadini – quasi sempre nel silenzio degli ospedali - che entro 24 ore dalla interruzione della gravidanza (sia essa volontaria, spontanea o terapeutica), il frutto del concepimento può ricevere degna sepoltura, così riconoscendone la dignità umana (e non di rifiuto) e circondandolo di un sacro rispetto, come si fa per qualsiasi defunto”.

L’aver poi destinato una specifica area del camposanto per raccogliere le spoglie dei bambini non nati rientra pienamente nella perimetrazione delineata dal d.p.r. 285/1990, tant’è che legislatori ben più illuminati (p.e. Regione Lombardia) si sono spinti (con voto unanime) financo nel vietare agli ospedali presenti sul territorio di procedere in ogni caso alla termodistruzione del feto, imponendone il seppellimento – attraverso il concorso di associazioni di difesa della vita - anche in difetto della espressa richiesta dei genitori in tal senso.

La “vera canagliata” - per usare un sintagma a Lei caro - è per converso l’ipocrisia dei benpensanti che assumono posizioni fieramente abortiste salvo poi ricevere i sacramenti e sposarsi in quella stessa Chiesa da Lei tanto stigmatizzata.

Sono certo che il Quotidiano della Basilicata - in ossequio al diritto di replica - vorrà dare a questa lettera il medesimo risalto che ha riservato al Suo articolo che, pur nell’asprezza dei toni, non ha scalfito la nostra serenità.

Con i migliori saluti Rocco Luigi Ditaranto

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