Ancora sciopero della fame per l'alluvione del 1 Marzo 2011

Metaponto. Patrizia Bitetti, Ernesto Carrera ed Adele Costella di Ginosa marina hanno deciso di continuare lo sciopero della fame, giunto alla 10° giornata, per protestare contro il decreto mille proroghe relativo alle calamità naturali; ciò nonostante il ricovero di Patrizia e Adele nell’ospedale di Castellaneta, qualche giorno fa, per un grave stato di ipoglicemia ed ipotensione in condizioni di collasso generale.

A Serramarina, invece, Domenico Prencipe, Maria Urla e Agostino Dichio di Metaponto, hanno concluso lo sciopero della fame e si sono uniti agli altri per preparare la manifestazione che sarà concordata nelle prossime ore con i sindaci e le province di Taranto e di Matera e cui saranno chiamate anche le Regioni Puglia e Basilicata.

Ieri sera (30 luglio 2011), invece, il Comitato Terre joniche, che riunisce cittadini e titolari di aziende agricole e zootecniche del ginosino e del metapontino, che hanno subito danni a seguito delle esondazioni del Basento del 1° marzo scorso, ha organizzato verso Metaponto una marcia di decine di trattori, che da Serramarina hanno sfilato a passo “da trattore” seguiti da altri automezzi, per poi tornare a Serramarina e decidere altre iniziative assumere per i prossimi giorni.

Una marcia che, per compostezza e per gravità dei problemi denunciati da oltre 5 mesi, ricorda tantissimo quella antirazziale a dorso di mulo del reverendo Martin Luther King verso la Casa Bianca, e che chiede il rispetto degli obblighi di solidarietà nazionale sanciti dall’articolo 2 della Costituzione.

Una marcia che chiede di rivedere il decreto mille proroghe, che consente alle Regioni di accedere al Fondo nazionale di Protezione Civile, solo dopo aver deliberato gli aumenti dei tributi regionali e delle accise sui carburanti, fino al limite massimo consentito. Una vera e propria tassa sulle disgrazie.

Una marcia silenziosa e composta quella di Terre joniche, per sfidare l’incapacità del governo nazionale a recepire le sofferenze di chi ha perso tutto: casa, mobili, patrimonio zootecnico e colture pregiate pronte per raggiungere i mercati.

Il popolo degli alluvionati è deciso a continuare questa battaglia, nella convinzione che, facendo appello alla coscienza civile ed al cuore dei parlamentari lucani e di alcuni ministri del governo Berlusconi, alla fine riuscirà a conquistare anche loro con il riconoscimento dello stato di calamità naturale e degli atti conseguenti.

“Cinque mesi per non fare quello che solo a novembre il governo nazionale aveva fatto per il Veneto alluvionato” denuncia Gianni Fabbris, coordinatore di Terre joniche.

Direttore Responsabile
Pino Gallo

 

 

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