Mario Limentani ospite dell'Itas di Marconia il 14 marzo 2012
Mario Limentani, matricola n.42.230, di religione ebraica, uno dei 5 ex deportati italiani nel campo di Mauthausen ancora viventi, incontrerà studenti e amministratori dei Comuni del metapontino il prossimo 14 marzo, alle ore 10,30, nell’Auditorium dell’Istituto Tecnico Agrario di Marconia.
Arrestato a Roma dai fascisti nell'ottobre del 1943, perché trovato senza documenti, è deportato in Germania nel campo di sterminio di Dachau, poi in Austria, a Mauthausen e poi a Melk e a Ebensee, sottocampi di Mauthausen.
Verrà liberato il 6 maggio 1945 dall'esercito americano, a Ebensee, dopo la marcia della morte partita da Melk. I suoi occhi trasmettono tutto il dolore vissuto in quei luoghi, a partire dai quattordici denti strappatigli per divertimento, appena giunto a Mauthausen, il cui terreno è intriso del sangue di 110.000 vittime innocenti della barbarie nazi-fascista. Luoghi che egli definisce come l’inferno sulla terra, ove si procedeva sistematicamente all’annientamento spirituale e fisico di milioni di esseri umani.
Quando finalmente arriveranno gli americani a liberare i deportati di Mauthausen, Mario pesava 27 chili e per quaranta giorni non ricorderà più nulla.
Gli studenti e le studentesse dell’Itas di Marconia lo hanno incontrato davanti ai forni crematori di Mauthausen e lo hanno invitato nel loro Istituto, per rendere la sua toccante testimonianza ai loro compagni.
“Le urla del silenzio delle vittime di Mauthausen ci hanno spaccato i timpani dei nostri cuori”: hanno scritto nei loro diari.
L’iniziativa è patrocinata dal Comune di Pisticci, dalla Regione Basilicata – Assessorato alla Cultura e dalla Provincia di Matera.
Marconia, 8 marzo 2012
Se questo è un uomo
Voi che vivete sicuri
nelle vostre tiepide case,
voi che trovate tornando a sera
il cibo caldo e visi amici:
Considerate se questo è un uomo
che lavora nel fango
che non conosce pace
che lotta per mezzo pane
che muore per un si o per un no.
Considerate se questa è una donna,
senza capelli e senza nome
senza più forza di ricordare
vuoti gli occhi e freddo il grembo
come una rana d'inverno.
Meditate che questo è stato:
vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
stando in casa andando per via,
coricandovi, alzandovi.
Ripetetele ai vostri figli.
O vi si sfaccia la casa,
la malattia vi impedisca,
i vostri nati torcano il viso da voi.
Primo Levi