Agrobios:ultimo atto

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 Agrobios: un polo di sperimentazione e di ricerca scientifica conosciuto e apprezzato negli ambienti accademici nazionali e internazionali. Che però la Regione ha deciso di liquidare. E’ quanto emerge dalle attività svolte quotidianamente dal personale scientifico in forza al centro e dai numerosi e qualificati attestati ricevuti. “Negli ultimi anni – dice Rina Iannacone, biologa molecolare - abbiamo sviluppato numerosi progetti di ricerca nazionali ed internazionali che ci hanno permesso di ottenere nuove varietà vegetali resistenti alla siccità, alla salinità ed agli insetti e che ha attirato l’interesse di diverse di diverse multinazionali che hanno già firmato contratti con Agrobios per la selezione di nuove varietà di pomodoro”.

“Ben cinque varietà caratterizzate dalla capacità di prevenire specifiche malattie tumorali e particolari patologie cardiache – aggiunge Caterina D’Ambrosio, biologa cellulare - nell’ambito di un progetto condotto in collaborazione con la Royal University of London. E poi Agrobios ha sempre avuto la possibilità di aggiudicarsi progetti di ricerca nazionali e internazionali. Ora formeremo anche ricercatori stranieri ”.

“Ma Agrobios fornisce anche servizi avanzati al mondo della ricerca nello sviluppo di molecole estratte dalle piante per l'ottenimento di farmaci in grado di potenziare il sistema immunitario e antiossidanti; lavoriamo anche per il riutilizzo di biomasse di scarto agricole mediante l'impiego di enzimi fungini al fine di produrre fibre o energia rinnovabile” – aggiunge Francesco Cellini, responsabile scientifico.

“Agrobios è inoltre impegnato nel piano di tutela delle acque superficiali – dice Giuseppe Anzilotta, ricercatore - che sono risultate mediamente in buono stato di qualità, salve le zone in prossimità di scarichi non autorizzati o per inefficienza dei depuratori”.

“Siamo impegnati molto sulle contaminazioni ambientali da elementi chimici, trovando in Valbasento, tracce di mercurio, che è un metallo fortemente inquinante, in quanto uno dei sottoprodotti chimici del processo chimico realizzato alla Pozzi di Ferrandina nella produzione di polimeri portava alla formazione di mercurio, risultato disperso sull’area d’interesse nazionale, aggiunge Achille Palma”.

“Agrobios opera anche nella ricerca sulla Sharka, una patologia – sottolinea Lino Grieco, fitopatologo - provocata da un virus che infetta albicocchi, peschi e prugne, che ha distrutto il patrimonio arboreo per decine e decine di ettari; ma anche nella ricerca sul virus detto della tristezza degli agrumi, che determina una morte irreversibile delle piante colpite e dei frutti stessi che nascono deformi rispetto ad una pezzatura normale”.

E allora perché mettere in liquidazione Agrobios, si chiede Maria Gallitelli, addetta alla formazione. “Una valutazione complessiva sui conti economici di Agrobios evidenzia che in 27 anni di attività con una media di 64 persone impegnate ed un indotto di 25 addetti, la Regione è intervenuta con 531.000 Euro (1/4 del costo lavoro) all’anno, che sostanzialmente rappresenta il cofinanziamento ai progetti di ricerca (regionali, italiani ed europei) che Agrobios ha svolto”.

Pino Gallo

 

 

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