Comitato no gassificatore a Metaponto:incontro a Bernalda
Il 30 gennaio 2014, si è svolto a Bernalda il secondo dibattito pubblico sull'’impianto di recupero di rifiuti destinati al riutilizzo con produzione di CSS per l’alimentazione di un gassogeno e valorizzazione energetica da realizzare nella Zona SIN in località Pantanello di Metaponto,
nel Comune di Bernalda (MT) - Proponente Lucana Ambiente S.r.l., sottoposto a Giudizio Favorevole di Compatibilità Ambientale, Autorizzazione Paesaggistica e Autorizzazione alle emissioni in atmosfera, con Delibera di Giunta Regionale n. 1544 del 12 dicembre 2014.
L’incontro ha fatto seguito a quello del 21 gennaio scorso, tenutosi a Metaponto, che ha portato a conoscenza dei cittadini il progetto di localizzazione di un impianto di produzione di un presunto compost organico di qualità e di materia prima (ricavati da processi di digestione anaerobica di rifiuti differenziati, organici e non) per produzione di CSS (combustibile solido secondario) e piro-gassificazione a fini energetici.
I due dibattiti hanno registrato una grande partecipazione di cittadini e molto interesse, insieme a stupore e indignazione, da parte di tanti cittadini, ignari di quanto stesse accadendo in un territorio a prevalente vocazione agricola e turistica, ricca di cultura, di aree naturalistiche protette a livello europeo (SIC e ZPS) e di aree archeologiche di interesse internazionale.
Nonostante la delicatezza dell’argomento e nonostante la grande pubblicità, nessuna emittente televisiva era presente all’incontro del 30 gennaio 2014, a differenza del precedente del 21 gennaio 2015.
Relatore principale del dibattito di sabato scorso è stato il dr. Ferdinando Laghi, vice-presidente dell’ISDE Italia (International Society of Doctors for the Environment – Medici per l’Ambiente), impegnato da anni nella ricerca scientifica e nella denuncia dei danni che ogni tipo di trattamento termico dei rifiuti produce sulla salute umana e sugli ecosistemi.
Laghi ha illustrato in modo chiaro e scientificamente inoppugnabile gli impatti e le conseguenze a breve, a medio e lungo termine che provocano tutti i processi termici sui rifiuti e le conseguenti emissioni, sulla salute umana e sull’ambiente, entrando nella catena alimentare e prolungando la loro azione letale anche per decine di anni : diossine (che si depositano nei nostri organi interni), idrogeno solforato (c.a. 20.000 volte più potente e pericoloso del gas delle bombole domestiche), metalli pesanti, idrocarburi policiclici aromatici, polveri e particolati sottili (i più pericolosi, perché non esiste filtro in commercio che possa fermarli e perché sono assorbiti dagli organismi, provocando il cancro. Producono, infatti nano-particelle volatili di 2,5/1 nanometro. Un nanometro = un milionesimo di millimetro), per citare quelli ufficialmente conosciuti.
Altri 5.000 composti e gli effetti combinati e di accumulo, provocati da tali emissioni, sono del tutto sconosciuti e non considerati dai limiti di legge esistenti.
In tale contesto, l’intervento durante il dibattito, da parte della Società proponente Lucana Ambiente S.r.l., nell’approssimazione e nella semplicioneria delle argomentazioni addotte, ha confermato quanto era già possibile dedurre chiaramente dall’articolato della D.G.R. 1544 del 12 dicembre 2014.
Ovvero che si tratta di un progetto che, a fronte di una dichiarata produzione di “un incerto compost di qualità” (c.a. 10.000 t/a) - proveniente da raccolta differenziata come da scarti alimentari scaduti, da fanghi alimentari e di depurazione - è soprattutto finalizzato alla produzione di c.a. 32.000 t/a di CSS mediante un piro-gassificatore di circa 1 megawatt di potenza, che, come ben sappiamo, può essere ampliato e affiancato in futuro da altri, di potenza multipla; mentre va sottolineato che la Basilicata ha prodotto, nell’anno 2013, una quantità di raccolta differenziata delle principali frazioni merceologiche pari a circa 16.603 t., come da rapporto annuale ISPRA sui Rifiuti.
La Dr.ssa Silvia Mattia, una delle due socie della Lucana srl con sede a Bernalda, con capitale sociale di 10 mila euro, ha detto, fra l’altro, che l’impianto costerà 20 milioni di euro, che saranno in parte chiesti alle banche ed in parte saranno di provenienza pubblica.
La stessa procedura autorizzativa evidenzia diverse lacune e anomalie, che sono state ampiamente rappresentate nel corso dei due incontri di Metaponto e Bernalda, e che saranno certamente oggetto di impugnazione, anche da parte del sindaco di Bernalda, Domenico Tataranno, il quale ha già preannunciato ufficialmente il ricorso al T.A.R.
Pino Gallo