Giancarlo Caselli e Cataldo Motta al convegno della Coldiretti a Metaponto
Metaponto. “L’economia illegale – ha detto Giancarlo Caselli, presidente del Comitato scientifico dell’osservatorio agro-mafie al convegno organizzato dalla Coldiretti – produce ogni anno 120 miliardi di euro di evasione fiscale, 60 miliardi dovuti alla corruzione e altri 150 miliardi di euro costituiscono i guadagni della mafia.Una montagna di ricchezza che viene rapinata e sfilata allo Stato, che si trasforma in meno risorse per le scuole, per gli ospedali, per la tutela del paesaggio, per i campi sportivi”. Un’economia in nero che sottrae il futuro ai giovani. Mentre l’ottimo cibo made in Italy traina e attira soggetti opachi e mafiosi, che privilegiano sempre affari che rendono. La mafia del settore agricolo è, inoltre, presente nel trasporto, nell’indotto, nei sacchetti di plastica, nella commercializzazione dove impongono marchi e prodotti, nella ristorazione, nell’orientamento dei gusti, nell’acquisto di negozi e terreni, nella gestione dell’acqua. E ciò comporta la perdita di 150 mila posti di lavoro. In Spagna – ha detto Caselli - è stata scoperta una ignobile rete di locali arredati “con stile italiano”, con i ritratti dei mafiosi portati sulla scena da F. Ford Coppola nei film sul padrino. Poi chiusi grazie alla denuncia di uno studente che seguiva i corsi Erasmus. “Ma noi non dobbiamo arrenderci”, ha concluso con enfasi l’illustre magistrato, citando Peppino Impastato, poi trucidato dalla mafia e che dalla sua radio libera definiva la mafia una montagna di merda”.
Cataldo Motta, già procuratore della DDA di Lecce ha incentrato il suo contributo sul fenomeno del caporalato insieme a quello del lavoro nero, diffuso soprattutto in agricoltura. Caporali che fanno da agenzia che fornisce illegalmente i lavoratori ai proprietari di aziende, organizzando anche il trasporto. Lavoratori italiani e stranieri che si trovano spesso in una posizione economica e sociale debole, come le donne costrette spesso anche ad un assoggettamento sessuale. Per spezzare le catene di questo vergognoso fenomeno occorre una diffusa opera di informazione sul territorio e conoscerne in maniera precisa le dinamiche.
“Meno male che i giovani stanno tornando in agricoltura”, ha precisato Romano Magrini, capo area gestione del lavoro della Coldiretti, il quale ha messo in evidenza che l’agricoltura italiana ha un fatturato di 41 miliardi di euro, a fronte di 60 miliardi della concorrenza che sfrutta il marchio e la fama di prodotti che passano per prodotti italiani, ma provengono dall’estero con l’uso di manodopera minorile e di lavoratori senza tutela sociale, ove non è possibile una concorrenza al ribasso. L’esponente della Coldiretti ha, inoltre, rimarcato i minori costi di produzione in Spagna, rispetto a quelli italiani ed ha proposto per i lavoratori stagionali un tesserino sanitario preventivo in modo che possano essere velocemente avviati al lavoro, trattandosi spesso di prodotti come le fragole da raccogliere subito ed in condizioni meteo-climatiche adatte e secondo le richieste urgenti dei mercati nazionale ed internazionali. Stefano Olivieri, ispettore del lavoro, ha posto l’accento sulla necessità di un’organizzazione legale del trasporto dei lavoratori nelle aziende agricole ed il loro ingaggio da effettuarsi direttamente dal proprietario, magari segnalando i lavoratori disponibili. Il convegno è stato aperto da Piergiorgio Quarta, presidente della Coldiretti Basilicata e coordinato dal direttore Aldo Mattia, che ha salutato le due quinte dell’Istituto tecnico agro-alimentare di Marconia.
Pino Gallo