Marconia "Tavolo verde" su vicenda terre civiche
Marconia. “Ci siamo riuniti in assemblea pubblica per riproporre all’attenzione della Regione Basilicata e del Comune di Pisticci, l’annosa vicenda delle terre civiche, dice Francesco Malvasi, responsabile di Tavolo Verde Basilicata, poiché tre generazioni di lavoratori della terra hanno contribuito a cambiare il volto di un territorio segnato dalla feudalità e dal latifondo, trasformandolo in piccole e medie aziende ad indirizzo intensivo”.“Tuttavia, i terreni trasformati e migliorati, ancora ad oggi non hanno avuto la legittimazione e l’affrancazione per incuria della politica e per inadempienze di non pochi enti locali”.
A Pisticci più di mille ettari di terreni civici, organizzati in piccole e medie aziende produttive, sono coltivati da 350 agricoltori. E Tavolo Verde Basilicata è determinato “a persistere nello stato d’agitazione mantenendo il presidio sulle terre civiche concentrato in Via Quattro Caselli, a Marconia, fino a quando non ci saranno riscontri concreti favorevoli alla soluzione del problema, assicura Malvasi. Ovvero fino a quando il Comune di Pisticci e la Regione Basilicata non metteranno i possessori dei terreni nelle condizioni di esercitare il pieno diritto sul bene che loro hanno reso tale”.
All’assise pubblica è intervenuto l’avvocato Mino Antonicelli il quale ha ribadito che i beni di uso civico sono di proprietà dei cittadini e non del Comune che rimane ente esponenziale. “Perciò il Comune non può disporre di detti beni, mentre sono consentite in via del tutto eccezionale concessioni per brevi periodi da parte dell'ente esponenziale a cittadini residenti dediti ad attività agro-silvo pastorali, peraltro a titolo gratuito. E dunque i contratti di affitto risalenti nel tempo conclusi dal Comune di Pisticci con i cittadini sono ritenersi nulli ed i possessori ritenuti occupatori aventi titolo alla legittimazione ove il possesso si sia protratto per almeno 10 anni, siano stati apportati miglioramenti al fondo e non sia stata interrotta la continuità. Così, sottolinea Antonicelli, l'istituto della legittimazione è sottoposta a legislazione concorrente Stato/Regione e la Regione Basilicata concede la legittimazione, che necessita dell'approvazione del Ministro della Giustizia, già di competenza del capo dello Stato, e successivamente del Ministro dell'Agricoltura”.
Nel dibattito è intervenuto anche Vito Di Turi, istruttore demaniale, il quale ha rivolto un invito all’Amministrazione comunale a definire in modo equo la secolare questione delle terre e degli usi civici, dando la possibilità ai cittadini di Pisticci di esercitare i loro imprescrittibili diritti, dopo il ristoro di quelli compressi, almeno su quella parte residua di terre civiche, che li accomuna giuridicamente, storicamente, economicamente e sociologicamente ai Demani collettivi, alle Partecipanze emiliane, alle Università agrarie marchigiane o laziali, per non parlare delle Carnia e del Cadore, le cui popolazione hanno saputo difendere i loro diritti anche dopo l'entrata in vigore della Legge 16 giugno 1927, n. 1766. Ritengo, ha rimarcato Di Turi, che sia giunta l'ora di dare l'avvio ad una soluzione che, utilizzando pienamente gli strumenti legislativi a disposizione, sappia dare certezza di diritto ai cittadini. Mi piace concludere con un giudizio dello storico lucano Giacomo Racioppi: "fu ordinato distaccarsi dalla proprietà feudale una parte delle terre, e questa parte venne attribuita al Comune non come suo patrimonio, ma come retaggio dei minori cittadini, a cui il Comune doveva trasmetterle come eredità futura dei nullatenenti".
Pino Gallo