Sarà presentato domenica 3 febbraio 2019, nel Museo Archeologico di Metaponto, il libro Le duc de Luynes et la découverte de la Grande Grèce.

FOTO HOME LIBRO METAPONTOMetaponto. Sarà presentato domenica 3 febbraio 2019, nel Museo Archeologico di Metaponto, il libro Le duc de Luynes et la découverte de la Grande Grèce. Ne parlerà la stessa autrice, Francesca Silvestrelli, dell’Università del Salento, dopo i saluti di Marta Ragozzino, direttrice del Polo Museale della Basilicata e l’introduzione dell’archeologo Savino Gallo.
Nei primi decenni dell’Ottocento era crescente l’attenzione nei confronti dell’archeologia della Magna Grecia, che, suggerita dal miraggio della grandezza passata di questa regione suggerita dalle fonti, spingeva alcuni viaggiatori ad uscire dalle vie più battute del Grand Tour per visitare zone meno conosciute. È quanto accadde al giovane Honoré d'Albert, duca di Luynes (1802-1867), destinato a diventare uno dei personaggi più influenti della vita culturale francese. Egli fu protagonista di una intensa attività di studio, di esplorazione e di mecenatismo che culminerà, nel 1862, nella donazione della sua straordinaria collezione al Cabinet des Médailles di Parigi.

Egli effettuò nel 1825 e nel 1828 due viaggi lungo la costa ionica dell’Italia meridionale alla scoperta dell’architettura e della topografia delle colonie della Magna Grecia. I viaggi furono l’occasione per due scavi, condotti il primo a Locri e il secondo a Metaponto. L’esito dello scavo di Metaponto ebbe come conseguenza il trasferimento a Parigi di parte dei materiali architettonici rinvenuti nel santuario di Apollo Licio e la pubblicazione dei risultati delle sue ricerche.
Luynes contribuì ad accendere l’interesse sugli edifici di ordine dorico di Metaponto, che entra a pieno titolo nel dibattito relativo alla policromia nell’architettura greca. Il libro racconta gli anni della formazione del duca de Luynes, segnati dalla sua partecipazione al progetto per la creazione del Museo Charles X e dall’adesione all’Istituto di Corrispondenza archeologica, mettendo in luce il filo rosso che ne percorre l’intera esistenza.
Pino Gallo

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