PENSIERO PER CAMILLERI. Il vecchio dallo sguardo lungo
Avrebbe riso? Probabilmente si. Avrebbe riso del tweet di Salvini, degli insulti dei fan dello stesso, delle parole di Feltri. Avrebbe riso anche dei palcoscenici televisivi. Dell'ansia degli opinionisti di descriverlo, della ricerca delle parole "giuste".Delle parole che bastano a loro stesse e che nessuno più sa trovare.E sarebbe stata una risata buona, fatta sottovoce.
Lui che sottovoce non è mai riuscito a stare. Lui che, come scrive Roberto Saviano, ha sempre rinunciato alla "comoda neutralità".
Una risata che nasce dai suoi 93 anni di vita vissuta. Anni che oggi sembrano non bastare a chi tanto lo ha amato.
Avrebbe riso della morte di cui non aveva paura. «Mi fa pensare allo stesso rapporto che sussiste tra lu cielu niuru della notte e 'u suli stricatu su la volta celeste d'estate: la morte me la immagino proprio così, una lotta, 'na sciarra, tra l'una e l'altro». Così come non aveva paura del buio, da cui era attanagliato a causa della cecità sopravvenuta a novant'anni. I suoi sogni erano a colori.
Avrebbe riso di santa ragione di tutto ciò, perché le cose di cui aver paura, per Camilleri, erano altre. Erano e sono i porti chiusi, l'odio per il diverso, il senso di indifferenza e il «mondo che ruota a rovescio».
Ma come tutti i grandi vecchi avrebbe spiegato ai propri nipoti la sua sconfinata fiducia nella umanità. La sua immensa fiducia nei giovani, che sapeva, non l'avrebbero deluso. Perché si sbaglia, ma poi si torna alla luce. Come lui che a dieci anni, bambino allevato in pieno regime fascista, scrive una lettera al Duce, in cui chiede di arruolarsi volontario per la guerra in Abissinia.
E questa sua stessa fiducia nell'uomo era la culla della sua umiltà. «Io non credo di essere il solo - diceva - penso ci siano migliaia di persone come me, persone comuni, che probabilmente non hanno la possibilità di esprimersi». E l'unica cosa, che di vero cuore possiamo augurarci oggi, è che questa sia la verità.
Questo ha fatto Camilleri, il vecchio che si definiva tale e che per questo non poteva essere contemporaneo. Il vecchio che si era fermato a Yellow submarine dei Beatles. Camilleri ha scritto, ha parlato per chi non poteva o non sapeva scrivere e parlare. Per la sua Sicilia, che è diventata la nostra. Attraverso il dialetto siciliano che abbiamo imparato a capire e a ripetere a modo nostro.
Ha parlato e scritto per le città di mare e per i loro porti aperti. Di un Sud la cui realtà sembra allontanarsi dal normale avvicendarsi dei fatti, come l'ombra a mezzogiorno. Un Sud in cui i suoi personaggi, seppur oscuri, sono mossi da bisogni e passioni elementari, quasi animali.
Il secondo volto della verità che ci sfugge indispettito, lontano da ogni costruzione logica.
Eppure un Sud in cui continua ad essere sinuoso, il corso delle cose.
17 luglio 2019
Simona Pellegrini