Pisticci, III edizione dell’Enotria Felix Le nostre origini dagli Enotri al vino

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 «Il vino è uno dei maggiori segni di civiltà nel mondo», scriveva Hemingway nel lontano 1932.«Storia vecchia!», potrebbero ribattere gli enotri, che circa 4.000 anni fa si stabilirono in un ampio territorio corrispondente oggi a quello lucano, fondando una ricca e fiorente civiltà. Queste le origini della viticoltura italiana. Una collaborazione tra i greci e i nostri avi. Le radici di ciò che diventerà, migliaia di anni dopo, il fiore all'occhiello del made in Italy. Il vino, appunto.
Proprio da qui muove i suoi primi passi anche la più recente storia dell'Enotria Felix,manifestazione che si svolgerà a Pisticci dal 24 al 28 luglio.
Concerti di musica medioevale, cene barocco-rinascimentali, cortei storici e sbandieratori caratterizzeranno questa terza edizione. E poi, ancora, spettacoli di falconeria e gare di tiro con l'arco. Il fil rouge? Il vino, naturalmente. Sarà possibile dunque degustare, sabato 27 e domenica 28, il nettare degli dei in ben settanta diverse versioni provenienti da ogni parte del mondo.
«I primi popoli che hanno abitato le nostre zone conoscevano bene il senso di comunità - ricorda Piero Calandriello, uno degli organizzatori della manifestazione - Enotri e greci si sono conosciuti senza combattersi, facendo dell'accoglienza la culla di una civiltà prosperosa e feconda».
L'Enotria Felix vuole essere dunque, prima di tutto, in questo periodo storico di grande chiusura, uno slancio verso una rigenerata consapevolezza. L'idea che la diversità torni ad essere sinonimo di arricchimento reciproco, ora come allora.
Non mancheranno le rievocazioni storiche, ispirate a fatti realmente accaduti. Andrà in scena la rappresentazione teatrale "il riscatto dei rapiti". Nel luglio del 1677 novantotto lucani vennero fatti prigionieri dai turchi. Tra i catturati vi erano ventisei pisticcesi, per i quali, il padrone Carlo De Cardenas offrì 1500 scudi in cambio della loro libertà. Solo tre di questi riuscirono a fare ritorno al paese, dopo una fuga rocambolesca dall'isola di Santa Maura. I superstiti offrirono le catene della propria prigionia alla Chiesa di San Leonardo e raccontarono la storia di Agostino Riulo.
Da qui la rappresentazione "la taccariata", la vicenda del pisticcese Riulo, il quale, durante una passeggiata nel bosco incontrò alcuni turchi e morì immediatamente di crepacuore. Questi, per sincerarsi dell'effettiva morte dell'uomo, lo "taccarono", appunto, con delle scimitarre.
La curiosità per la storia, unita all'esplorazione enogastronomica, vuole essere, dunque, un attrattore turistico per il territorio. Il proposito è che l'antica terra degli Enotri possa tornare ad essere, per davvero, "felix". Prosperosa, abbondante e feconda. Questo l'augurio degli organizzatori, il cui nucleo fondante è costituito da Centro Studi Gymnasium, Slow Food Magna Grecia Metapontum e APS Sportello Europa Basilicata.

Simona Pellegrini

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