La Bandiera Blu di Metaponto: prestigio o beffa?
«Metaponto è ancora la "Spiaggia degli Dei" o gli Dei ci hanno definitivamente abbandonato [...]?». Questo uno dei tanti interrogativi che trova spazio nelle riflessioni di Gregorio Giannini e Antonio Trivisani di Italia Nostra, associazione nazionale di salvaguardia dei beni culturali, artistici e naturali.
Il focus dell'argomentazione è tutto sullo stato di abbandono del litorale metapontino e su quella Bandiera Blu che adesso pare assumere le caratteristiche di una vera e propria beffa. Una pubblicità effimera e fine a se stessa che non può essere la sola risposta ai problemi dell'arenile. Quegli "Dei" di cui parlano Giannini e Trivisani sembrano, però, non avere nulla a che fare con entità metafisiche e astratte. Dietro di loro si nascondono le istituzioni, gli interessi economici e tutti i cittadini che sono stati a guardare mentre il mare, pian piano, continuava a ingoiare sabbia, e non per suo volere. Dietro quegli Dei, i «protagonisti di uno scempio» tutt'altro che fatale, uno scempio che nasce e si concretizza nelle mani e nelle opere dell'uomo.
Un cambio di passo reale, questo è quello che congiuntamente chiedono Giannini e Trivisani. Affinché ciò sia possibile la prima necessità è quella della consapevolezza, di una collaborazione virtuosa tra tutti gli attori in gioco al fine di salvaguardare gli «elementi di naturalità residua». Ciò che rimane oltre e dopo le pesanti impronte umane. Valutare il carico antropico sopportabile, senza scavalcarlo ripetutamente, come si è fatto nel corso degli anni, inseguendo riscontri economici positivi nel breve periodo rivelatisi, poi, catastrofici.
«Invertire il processo di sviluppo». Sembra essere questo l'ordine chiave. La salvaguardia che deve, necessariamente, prendere il posto dello sfruttamento. Smettere di rincorrere quel progresso che vuole l'omologazione dei nostri litorali a quelli della riviera romagnola, e fare finalmente i conti con le risorse naturali in gioco e l'effettivo bacino di utenze.
«Gli arenili sono sempre meno profondi, i cordoni dunali sempre meno consistenti e con altezze irrisorie, solcati e interrotti in più punti dai passaggi di accesso alle spiagge, le variazioni climatiche modificano apporti di sabbia e causano mareggiate sempre più frequenti, l'innalzamento del livello del mare continua inesorabile e non abbiamo più molto tempo per rivedere la nostra relazione con l'ambiente che ci ospita».
Simona Pellegrini