Attacco al caporalato Sequestrate 12 aziende tra Marconia, Scanzano, Policoro e Montalbano

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«Ma ste ca**o di scimmie dove sono?». È in questi termini che un imprenditore agricolo si rivolge preoccupato a un caporale, ovvero a colui che in tempi non sospetti avremmo definito un "mercante di uomini". I tempi non sospetti sono quelli che hanno visto la Basilicata come un'isola povera ma felice, in cui al massimo gli sfruttati e gli oppressi eravamo noi.

Il quadro che emerge dall'indagine "Demetra", condotta dalla Guardia di Finanza cosentina, è ben diverso e tutt'altro che edificante. Non si tratta solo dello smantellamento di due associazioni criminali. La prima, operante tra Calabria e Basilicata, composta da ben 16 caporali e 8 sub-caporali che fornivano il proprio "servizio" a ben 22 imprenditori agricoli. Il tutto grazie all'aiuto di un dipendente dell'amministrazione comunale di Rossano che per consentire la fittizia assunzione dei braccianti rilasciava a questi ultimi documenti d'identità e certificati di residenza. La seconda a Montegiordano, una sorta di "agenzia matrimoniale" mediante la quale si assicurava la permanenza degli irregolari attraverso permessi di soggiorno ottenuti sulla base del ricongiungimento familiare, a cui seguivano separazione e divorzio.

Dietro l'ordinanza di applicazione di misura cautelare emessa dal Gip di Castrovillari, Luca Collitta, a carico di 60 persone per associazione a delinquere finalizzata all'intermediazione illecita, sfruttamento del lavoro e favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, c'è una logica che per troppo tempo ci siamo illusi fosse morta con l'abolizione della schiavitù nell'Ottocento. Una logica che ci riguarda da vicino e ben si ravvisa nelle conversazioni tra due caporali: «Ai neri gli mancano un paio di bottiglie d'acqua - comunica l'uno all'altro in dialetto calabrese - Nel canale. Gliele riempiamo nel canale se ci sono un paio di bottiglie vuote. Hai visto quelle che trovi quando togli i cespugli? Vicino ai canali ci sono le bottiglie».

Questa notte il bliz che vede impiegati trecento finanzieri affiancati dai militari dei reparti di Catanzaro e Crotone. I seguenti numeri danno un'idea dell'operazione. Quattordici i soggetti tradotti in carcere. Trentotto ai domiciliari. Per i restanti otto viene disposto l'obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria (misura che comporta per il soggetto l'obbligo di presentarsi periodicamente presso un determinato ufficio della polizia giudiziaria per firmare il cosiddetto "registro di presenza"). Nel complesso sono 14 le aziende poste sotto sequestro preventivo, dodici delle quali ubicate in provincia di Matera con sede a Policoro, Scanzano Jonico, Marconia di Pisticci e Montalbano Jonico. Supera duecento il numero degli schiavi dell'età contemporanea. Duecento "scimmie" stipate su 20 automezzi, anche questi posti sotto sequestro. Duecento bestie da soma che non meritano né acqua né rispetto. Duecento paia di braccia che fino a ieri si sono piegate tra il compiacimento e l'indifferenza generale.

Simona Pellegrini

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