Da 3 anni vivono nell'ex casa comunale tra abbandono e indifferenza. L'Indifferenza che uccide la " Dignità "

FOTO HOME EX CASA COMUNEMontescaglioso – Non so se quello che sto per raccontare, appartiene ad una storia di indifferenza o ad una storia di dignità. So solo che è una storia vera, fatta di solitudine, abbandono e troppe assenze. Tutto sta accadendo a Montescaglioso, in un luogo, fino a qualche anno fa istituzionale, dove è stata governata la vita democratica dei cittadini, ovvero la ex casa comunale di viale A. Moro.

La struttura è parzialmente vuota dal 2011, da quando, gli uffici comunali furono trasferiti nel convento femminile benedettino nel centro storico. Doveva ospitare, secondo un progetto del 2011, una residenza per anziani, ma il progetto, è stato spostato dall'amministrazione di centro sinistra, subentrata a maggio del 2011, in altra sede. Una struttura moderna, di circa trenta anni, oggi destinata in parte agli uffici di Protezione Civile, alla biblioteca comunale e alle riunioni dell'assise comunale nella sala intitolata a Pertini. Tutto intorno, uno stato di totale abbandono, una vera emergenza sanitaria con rifiuti di ogni genere, scarichi fognari a cielo aperto, tubature bucate che hanno prodotto danni alla struttura, infiltrazioni nel tetto della sala consigliare, stanze adibite a ricovero per cani di strada e grandi palme attaccate dal punteruolo rosso. Tutto questo potrebbe appartenere alla serie “spreco della cosa pubblica” considerato quanto la struttura è costata ai cittadini, se non fosse che all'interno della struttura, in quelle che erano le stanze dell'ufficio tecnico e degli assessori si sta consumando una triste storia di due persone che vivono in una condizione di gravissimo disagio. Sono due artisti, un pittore lui e una corniciaia doratrice lei. Non è importante la loro identità, sono li dalla fine del 2012, lei mi mostra un documento di identità in cui noto subito la residenza in “casa comunale 3”. Mi raccontano la storia della loro vita fatta di tanti sogni, del vissuto a Torino, dei giorni felici dedicati ai laboratori di pittura e fumetto per ragazzi e di quelle difficoltà economiche che da piccole sono poi diventate insormontabili. La malattia di lui prima, il difficile recupero, e poi la malattia di lei che è poco più che cinquantenne, ormai consumata, oggi pesa solo trenta chili e ha gravi difficoltà di deambulazione. Lo spazio che gli fu affidato dal comune per svolgere, in un momento di difficoltà, il lavoro che da sempre è il loro unico sostentamento è diventato la loro casa . Non c'è acqua, lungo il corridoio tante taniche riempite dal bagno della biblioteca , a terra giornali per raccogliere l'acqua che scende dal tetto.Un fornellino per cucinare racconta di momenti di vita normale, il letto allestito su dei bancali, unico contatto con il mondo esterno un computer che capta la linea adsl della biblioteca. <Hanno ucciso la cultura> mi dice lei, io non posso che annuire, il suo italiano è perfetto, le frasi compiute, il suo ragionamento fila liscio ma io non ho risposte da darle. Chiedono un aiuto, <una casa è tutto quello che chiediamo, ma nessuno vuole darcela>, mi dicono. Alcuni amici, grazie ai social li aiutano a vendere qualche quadro che lui dipinge di notte <quando non sento niente, la notte svela i colori che di giorno non vedi> Mi mostrano le tante raccomandate indirizzate al sindaco, agli assistenti sociali, al tribunale dei diritti del malato, al prefetto. < Tre anni e mezzo che siamo qui, tutti sanno> mi dice lui, <domani ricovero in ospedale mia moglie, è molto malata>. Nelle loro parole non ci sono accuse, ma denunce, appelli a quelle norme che tutelano il cittadino in difficoltà. E' il fallimento delle istituzioni, delle politiche sociali, del volontariato. La speranza è che questa storia passata attraverso pagine di giornali possa avere un finale di riscatto ad opera di una comunità che per la sua storia umana non è mai stata indifferente e possa essere capace di ridare “Dignità” sostituendosi al sistema e alla politica.
Maria Andriulli

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